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Studiare i virus africani: l’istituto di Teramo in prima linea per la salute globale

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

Sequenziare i nuovi virus africani per ridurne la pericolosità prima che raggiungano l’Europa. L'approccio “One Health” dell’Istituto zootecnico sperimentale di Teramo collega la salute dell'Africa a quella globale

 

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Studiare e sequenziare i nuovi virus africani per sconfiggerli o ridurne la pericolosità prima che raggiungano l'Europa. Perché dalla salute dell'Africa dipende la salute di tutto il pianeta. Questo è uno degli obiettivi principali perseguiti dall’Istituto zootecnico sperimentale di Teramo,  un'eccellenza italiana ed europea, che in questi giorni ha organizzato l'evento scientifico "One Health" (la salute è unica), ponendo al centro l'interconnessione tra salute umana, animale e ambientale.

Centro di riferimento per le malattie esotiche

Dal 1991, l’istituto è stato nominato dal ministero della Salute come centro di referenza nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche degli animali. Gli esperti dell'Istituto hanno evidenziato che, con una popolazione in Africa che si prevede supererà i 2 miliardi entro il 2050 e con condizioni igienico-sanitarie spesso inadeguate, è fondamentale agire subito per evitare che queste aree diventino “terreno fertile per l'emergere e la diffusione di nuovi virus”.

Il concetto di “One Health”

Il concetto di “One Health” si fonda sull'interazione tra uomo, ambiente e mondo animale, e l’Istituto ha scelto di approfondirlo prendendo l’Africa come modello di studio. Questo continente, infatti, offre un’opportunità unica per studiare la diffusione di malattie infettive tra animali e uomini, così come il ruolo degli ecosistemi in un contesto dove la convivenza tra le specie è ancora molto forte. Come sottolineato dagli esperti, “rinforzare il sistema sanitario degli Stati africani significa proteggere tutto il mondo”.

L’Africa come frontiera sanitaria

L’Africa è sempre stata una “frontiera”, da esplorare non solo per le sue risorse naturali, ma anche per le sue sfide demografiche e sanitarie. È un continente in cui l’interazione tra uomo e ambiente è particolarmente intensa, rendendolo un laboratorio naturale per l'approccio “One Health” e per monitorare il rischio di zoonosi. “Abbiamo affrontato molte emergenze, dando un contributo determinante al Servizio Sanitario Nazionale, sempre con un approccio multidisciplinare. Conoscete il nostro lavoro nel corso della pandemia di Covid 19, sull’antibiotico-resistenza, nello studio e nel contrasto delle malattie trasmesse da vettori che rappresentano un’emergenza sanitaria, come West Nile Disease e Dengue”, ha sottolineato il direttore generale dell’Izs, Nicola D’Alterio.
Sulla scelta di mettere l’Africa al centro di Oha 2024, D’Alterio ha ricordato “quanto sia necessario e di estrema attualità interrogarsi su un continente sconfinato dove il rapporto tra uomo, animale e ambiente è strettissimo e rappresenta un possibile focolaio di emergenze sanitarie, oltre che un luogo privilegiato per lo studio delle zoonosi (cioè che si trasmette dagli animali all’uomo)”.

Collaborazione con i Paesi africani

L’Istituto di Teramo ha stretto rapporti di collaborazione e assistenza tecnica con gran parte dei Paesi africani, promuovendo progetti di cooperazione internazionale nei settori della sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare. Fin dagli anni '90, ha trasferito competenze e conoscenze ai Paesi in via di sviluppo, con un'attenzione particolare al Mediterraneo e all'Africa subsahariana.

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