Vivere 5 anni in più? Ecco come, seguendo le giuste abitudini: lo studio
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Anche le persone dotate di un profilo genetico che le espone ad un più elevato rischio di morte prematura, possono arrivare ad “allungare” la propria vita aderendo a stili di vita considerati sani. A sottolinearlo è stato uno studio internazionale pubblicato sulla rivista "BMJ Evidence- Based Medicine" condotto su oltre 350mila persone
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LONGEVITA', TRA PATRIMONIO GENETICO E STILI DI VITA
- La longevità può essere il frutto di un determinato e favorevole patrimonio genetico. Ma stili di vita sani possono comunque avere un ruolo fondamentale, anche in chi non ha tale predisposizione, addirittura consentendo di vivere fino a 5 anni in più. A sottolinearlo è stato uno studio internazionale pubblicato sulla rivista BMJ Evidence- Based Medicine
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COMPENSARE GLI SVANTAGGI
- Determinati stili di vita, infatti, possono arrivare anche a compensare gli svantaggi legati ad una non ottimale predisposizione genetica legata proprio alla longevità. E quindi, è emerso dalla ricerca, anche le persone dotate di un profilo genetico che le espone ad un più elevato rischio di morte prematura, possono arrivare ad “allungare” la propria vita aderendo a stili di vita considerati sani
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GLI STILI DI VITA SANI
- Quali sono questi stili? Essenzialmente non fumare, evitare l'alcol, avere una corretta alimentazione e svolgere attività fisica. Questo, in estrema sintesi, il risultato cui è giunto lo studio internazionale che ha coinvolto oltre 350mila persone, classificandole sulla base del loro profilo genetico e dello stile di vita
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L'IMPORTANZA DELLE BUONE ABITUDINI
- I ricercatori coinvolti nello studio sono arrivati alla conclusione che le abitudini hanno un peso più significativo della genetica sull'aspettativa di vita. In particolare, le persone che adottano stili di vita poco sani possono incorrere in un rischio di morte prematura (prima dei 75 anni) del 78% più alto rispetto a coloro che invece abbracciano stili di vita più sani
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STILI DI VITA NON CORRETTI
- La genetica, invece, aumenta solamente del 21% le probabilità di morte precoce. E la situazione può aggravarsi notevolmente quando una persona dotata di un profilo genetico negativo adotta anche stili di vita non corretti. In questo caso il rischio di morire prima di compiere i 75 anni può persino raddoppiare
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UNA GENETICA NON FAVOREVOLE
- Un dato, su tutti, è balzato agli occhi dei ricercatori. Ovvero che quando una persona con una genetica non favorevole sceglie di intraprendere uno stile di vita sano può ridurre del 54% il rischio di morte prematura. Il che, tradotto in anni, equivale a 5,2 anni di vita potenzialmente guadagnati
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LE POLITICHE DI SANITA' PUBBLICA
- Secondo i ricercatori impegnati in questo lavoro, "le politiche di sanità pubblica per favorire stili di vita sani potrebbero costituire un potente complemento all'assistenza sanitaria e diminuire l'impatto dei fattori genetici sulla durata della vita umana"
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UNA RICERCA DELL'OMS
- E, a corroborare questa tesi, è arrivata anche un'altra ricerca, questa volta coordinata dagli esperti dall'Ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), secondo cui la pandemia di Covid-19 ha avuto un effetto "distruttivo", specie nei bambini
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PIU' TEMPO IN CASA
- Questo studio, infatti, ha sottolineato come, durante il periodo pandemico, per il 35% dei bambini di età compresa tra 7 e 9 anni sia aumentato il tempo trascorso a guardare la Tv, ad utilizzare videogiochi o social media e come, per il 28%, sia diminuito il tempo trascorso nelle attività all'aperto. Ed è passata dall'8 al 16% la percentuale di bambini in sovrappeso
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L'ALLARME DEGLI ESPERTI
- L’Italia, in questo senso, è risultato uno dei Paesi in cui si è più ridotto il tempo trascorso fuori casa e quello nel quale si è registrato un più ampio aumento del sovrappeso. "Non possiamo permetterci di ignorare queste tendenze: in Europa, un bambino su tre è in sovrappeso o obeso e già il consumo di frutta e verdura è basso", ha sottolineato Kremlin Wickramasinghe, esperto dell'Oms Europa. La speranza, ha detto, è che “questo rapporto faccia scattare un allarme"