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Alzheimer, un esame del sangue potrebbe predire il rischio con anni di anticipo. Lo studio

Salute e Benessere

I ricercatori della Macquarie University di Sydney e dell'ente scientifico nazionale Csiroriuscito hanno identificato una correlazione tra un biomarcatore del sangue e il rischio di decadimento cognitivo diversi anni dopo

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La diagnosi precoce del morbo di Alzheimer è uno degli obiettivi principali nel settore della ricerca. Nuovi possibili sviluppi in merito arrivano da uno studio condotto dalla Macquarie University di Sydney e dall'ente scientifico nazionale Csiro, secondo cui sarebbe possibile identificare i pazienti a rischio di sviluppare la patologia con diversi anni di anticipo dal suo esordio, guadagnando potenzialmente tempo prezioso per combatterla. Il tutto avverrebbe tramite un semplice esame del sangue.

Lo studio nel dettaglio 

Nel corso dello studio, il team di ricerca è riuscito a scoprire una correlazione tra un biomarcatore del sangue e il rischio di decadimento cognitivo diversi anni dopo. 

"Chi ha livelli accresciuti del biomarker 2-HAA ha una probabilità 35 volte maggiore di progredire verso l'Alzheimer rispetto a chi ha livelli normali", ha riferito il responsabile della ricerca David Lovejoy della Macquarie Medical School, sul sito dell'ateneo. Secondo gli studiosi, la scoperta potrebbe aprire la strada a uno screening sistematico e una diagnosi tempestiva. "Può anche portare allo sviluppo di una semplice analisi del sangue invece di costose e complesse diagnosi anni dopo, dando ai pazienti tempo prezioso per prendere misure e allontanare la malattia. In particolare con l'adozione di cambiamenti di stile di vita, fra i quali una dieta mediterranea, almeno mezz'ora di esercizi cardiovascolari al giorno, e ridurre il consumo di alcool", ha aggiunto. "Non è finora accertato, tuttavia, se i cambiamenti di stile di vita, pur sapendo che riducono l'infiammazione cronica, possano ridurre il declino cognitivo. Saranno necessarie ulteriori ricerche, ma vi sono interessanti possibilità", ha concluso Lovejoy.

 

I farmaci che possono rallentare l’Alzheimer

Da un’altra ricerca, condotta di recente dall’Università di Ferrara, è emerso che alcuni farmaci sarebbero in grado di rallentare la progressione del morbo di Alzheimer. Lo studio, condotto dal professor Giovanni Zuliani, indica che gli inibitori della acetilcolinesterasi (AchEI) ridurrebbero la mortalità di circa 40% e limiterebbero in modo sostanziale il declino delle funzioni nel tempo. “Gli inibitori della acetilcolinesterasi, come Dopenezil, Galantamina, Rivastigmina, sono farmaci che aumentano la concentrazione della acetilcolina nel cervello”, ha spiegato Zuliani.

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