Lo indica uno studio inglese pubblicato sulla rivista The Lancet. "L’analisi britannica conferma le nostre preoccupazioni, e compare in coincidenza con un report sul tema appena elaborato dall’Accademia Nazionale dei Lincei", ha commentato il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e primo firmatario del documento
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Il Long Covid, condizione di persistenza di malesseri che continuano o si sviluppano dopo un'infezione acuta da Sars-Cov-2, è un fenomeno destinato ad aumentare. È quanto emerso da un recente studio inglese, pubblicato sulla rivista The Lancet. La ricerca ha confrontato l’insorgenza del Long Covid dopo l’infezione acuta con le varianti Delta e Omicron del coronavirus, dimostrando che chi è stato infettato con Delta correrebbe un rischio maggiore di andare incontro a Long Covid, ma Omicron è talmente più diffusa e contagiosa da far prevedere ai ricercatori un notevole incremento della sindrome in termini assoluti. "L’analisi britannica conferma le nostre preoccupazioni, sia in termini di conseguenze individuali del Long Covid sia di ricadute sociali, e compare in coincidenza con un report sul tema appena elaborato dall’Accademia Nazionale dei Lincei", ha commentato in un'intervista al Corriere della Sera, il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e primo firmatario del documento, coordinato da Gianni Bussolati. (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)
La diffusione e i sintomi
Altre stime inglesi, ha aggiunto, "parlano di disturbi nel 20% dei casi dopo 5 settimane e nel 10% dopo 3 mesi. Indagini cinesi hanno evocato problemi anche dopo 2 anni". Per quanto riguarda i sintomi, "a cominciare da dolori e spossatezza, sono di varia gravità e possono investire polmoni e bronchi, sistema nervoso, rene, intestino, senza dimenticare l’impatto sulle funzioni metaboliche. Uno degli impatti che è emerso con maggior forza più di recente è quello che insiste su cuore e vasi", ha sottolineato Mantovani.
Il ruolo protettivo della vaccinazione
Se tema della della vaccinazione e sul suo ruolo protettivo contro il Long Covid, secondo il direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano “restano pochi dubbi”. "Bisogna però sottolineare, e il report dell’Accademia lo fa, che molto rimane da capire su Long Covid", ha rimarcato. "Alcuni progressi interessanti sono stati tuttavia compiuti nella comprensione dei fattori che ne possono essere all’origine. Se il primo è lo stato di salute generale di partenza di chi viene infettato, ce ne sono altri che entrano in gioco", quali "la persistenza silente, per esempio nell’intestino o nel sistema nervoso, del virus, che può risvegliarsi e/o innescare reazioni immunitarie" o "la riattivazione di altri virus quiescenti dentro di noi, come quello di Epstein-Barr o il Citomegalovirus", ha concluso.