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Covid, Crisanti: “Fragili e caregiver continuino a tenere la mascherina”

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

L’ordinario di microbiologia presso l'Università di Padova ne ha parlato nel corso di un intervento televisivo. Anche dopo lo stop dell'obbligo nella maggior parte delle attività al chiuso, la mascherina “dovrebbero continuare a utilizzarla i fragili, che sono una fascia di persone abbastanza numerosa, basti pensare agli oltre 5 mln di over 80, a cui aggiungere i pazienti oncologici, gli immunodepressi e tutti quelli in trattamento con cortisone: arriviamo facilmente a 8-9 mln di persone”, ha spiegato Crisanti

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Per arrivare a frenare la diffusione della variante Omicron del coronavirus “la mascherina non serve”, ma “non bisogna far passare il concetto che sia sbagliata. Ci sono persone che dovrebbero invece continuare a usarla, come i soggetti fragili e chi si prende cura di loro”. Questo il parere di Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia presso l'Università di Padova, intervenuto ad “Agorà Extra”, in onda su Rai Tre.

Mascherine: “Tutto dipenderà da cosa succede a settembre e ottobre”

Secondo Crisanti, poi, “bisogna cambiare paradigma: non si deve evitare la trasmissione del virus ma dobbiamo capire come proteggere i fragili che, se si prendono il Covid, perdono la vita”, ha detto ancora. L’utilizzo delle mascherine, per il microbiologo, non è comunque un addio definitivo né un arrivederci, con gli allentamenti previsti a partire dall’inizio di maggio, “perché tutto dipenderà da cosa accadrà a settembre e ottobre e dalla protezione dei vaccini”. Resta il fatto che, anche dopo lo stop dell'obbligo nella maggior parte delle attività al chiuso, “dovrebbero continuare a utilizzarla i fragili, che sono una fascia di persone abbastanza numerosa, basti pensare agli oltre 5 milioni di over 80, a cui aggiungere i pazienti oncologici, gli immunodepressi e tutti quelli in trattamento con cortisone: arriviamo facilmente a 8-9 milioni di persone”, ha proseguito Crisanti. Secondo cui, per fermare un virus così trasmissibile, non serve neppure il lockdown attuato di recente dalla Cina. L’approccio della tolleranza zero contro il coronavirus, ha sottolineato l’esperto, “in passato ha salvato tantissime vite e, all'inizio della pandemia, ha permesso a chi l'ha applicata di riaprire attività. Ma è stato possibile perché l'infezione aveva un indice di trasmissione basso, intorno a due, e non avevamo vaccini. Ora la situazione è completamente diversa, abbiamo vaccini che funzionano e un virus con indice trasmissione altissima. E anche la politica della Cina prima o poi cambierà”, ha commentato.

La mascherina a scuola

Tra i luoghi in cui la mascherina andrà ancora indossata c’è la scuola e, a giustificare la decisione di proseguire nell’obbligo fino alla fine dell’anno scolastico, “non è tanto una ragione scientifica ma un problema di carattere etico, perché ci sono bambini con condizioni di salute gravi che li rendono vulnerabili”, ha riferito Crisanti. “Una famiglia che affida alla scuola un bambino che ha avuto, ad esempio, una leucemia, fa di tutto per proteggerlo e si aspetterebbe che, quando lo manda a scuola, lo Stato applichi gli stessi riguardi”, ha proseguito il microbiologo. “Quando si manda un bambino a scuola lo si affida totalmente, anche nella salute, quindi è chiaro che bisogna fare il possibile per proteggerli. E' un problema di carattere etico, non scientifico, perché le mascherine, a livello individualmente proteggono”, sebbene non abbiano “un impatto nel limitare la circolazione di un virus con una trasmissione così alta come quello attuale”, ha poi concluso.

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