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Galli a Sky Tg24: "Zangrillo egregio rianimatore ma non fa il virologo"

Salute e Benessere

Lo ha sottolineato il direttore delle malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, intervenendo nel corso di “Timeline”. Poi, ecco un commento sulla campagna vaccinale italiana. “Tutta la prima fase inziale e con le varie difficoltà, dovrebbe essere stata superata”, ha aggiunto Galli. "Però, siamo solo all'inizio", ha detto

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"Il professor Zangrillo fa egregiamente il rianimatore, ma meno l'epidemiologo o il virologo, e ha un altro approccio. L’impressione è che questo tipo di messaggi non tenga conto di una serie di fenomeni che stiamo vedendo e sono sconcertanti”. Lo ha detto Massimo Galli, direttore delle malattie infettive dell’ospedale Sacco, di Milano, intervenendo a "Timeline" su Sky TG24, a proposito del tweet pubblicato da Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano che ha scritto: “Pronto soccorso S. Raffaele vuoto, vaccini e cure fanno la differenza”. Galli ha spiegato che, tra i dati di cui tenere conto, c'è "ad esempio la crescita delle infezioni in Germania. Dobbiamo essere cauti anche se sta arrivando l’estate”, perché “tantissimi dei non vaccinati sono in una fascia critica. Non deve passare il messaggio del ‘liberi tutti’”, ha poi spiegato

Le prime difficoltà superate

“Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno e avere anche un minimo di atteggiamento entusiasta e non soltanto negativo”, si può sostenere di essere in un momento in cui possiamo stare più tranquilli, anche perché “la macchina si è avviata ed ha conseguito un risultato importante. Tutta la prima fase inziale e con varie difficoltà, dovrebbe essere stata superata”. Lo ha ribadito , in seguito, il professore, commentando il post sui social del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha confermato come "ieri in Italia sono state somministrate oltre 500 mila dosi di vaccino".

Le differenze con la Gran Bretagna

“Però siamo all’inizio”, ha sottolineato Galli. Commentando, poi, una differenza a suo dire significativa con la Gran Bretagna. “Noi abbiamo sempre una differenza di quelle 30 milioni di dosi con la Gran Bretagna che le hanno permesso di riaprire. I dati del 28 di aprile dicono che lì sono state somministrate 48 milioni di dosi mentre da noi erano 19,4 milioni. Lì siamo a 71 persone su 100 che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, in Italia siamo a 31 persone su 100”, ha spiegato il professore. “Ora con 500mila vaccinazioni ci mettiamo 60 giorni a raggiungere la Gran Bretagna e saranno giorni critici perché la protezione sarà inferiore a quella degli inglesi. Insomma, vacciniamo tanto e presto, senza indecisioni, ma teniamo presente che c’è tutta una fase che ci separa da quella inglese dove hanno riaperto con grande tranquillità”.

La situazione legata alla variante indiana

A proposito della cosiddetta “variante indiana” di cui si è discusso molto nelle ultime ore, Galli ha detto che “abbiamo pochi dati, dobbiamo stare attenti. Ma non facciamo la ‘caccia all’indiano’, che non sta né in cielo né in terra. Chi è qui in Italia magari non rientra in India da mesi”, ha detto. E ha ricordato, ancora, come questa variante “non dovrebbe avere la mutazione 501Y che conferisce grande capacità di diffusione. Senza fare allarmismo, voglio ricordare che l’1 di marzo in India erano registrati 12.286 casi considerando il numero degli abitanti non è un gran cosa. Ma il 25 aprile c’erano 352.991 casi registrati, con una media nella settimana precedente di 321.000 casi. Siamo difronte ad una spaventosa impennata che qualcosa vorrà dire”, ha concluso.

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