Si tratta di una classe di enzimi, chiamata E3-ubiquitin ligasi, come sottolineato dai ricercatori (in gran parte anche italiani) che hanno partecipato allo studio internazionale. Inoltre, è stato identificato un farmaco, l'Indolo-3 Carbinolo (I3C), già utilizzato nel trattamento di patologie rare, che, per il momento in vitro, ha dimostrato “di essere in grado di bloccare l'uscita del virus”, come riferito da Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Tor Vergata a Roma
Grazie ad un team internazionale di esperti, che ha visto una significativa partecipazione italiana, è stato possibile individuare una nuova strada per colpire il coronavirus, con l’utilizzo di un farmaco che potrebbe potenzialmente essere a disposizione nel futuro prossimo. Tra i protagonisti della ricerca, Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Tor Vergata a Roma, primo autore dello studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Cell Death & Disease”
Una classe di enzimi necessari al virus per uscire dalle cellule
“Anziché bloccare l'ingresso del virus nelle cellule abbiamo cercato di capire come bloccarne l'uscita”, ha spiegato Novelli, come si legge in un articolo pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”. “Abbiamo così identificato una classe di enzimi, chiamata E3-ubiquitin ligasi, che sono necessari al virus per uscire dalle cellule e diffondersi in altri tessuti dell'organismo”, ha sottolineato il genetista. “Queste proteine non sono del virus, ma nostre e, quindi, non risentirebbero delle variazioni del virus”, ha detto ancora uno dei gli autori dello studio, sostenuto dalla Fondazione Roma e condotto in sinergia con esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, dell'Istituto Spallanzani, dell’Università San Raffaele di Roma e di quelli di diverse istituzioni americane, canadesi e francesi.
Un farmaco già utilizzato nel trattamento di patologie rare
I ricercatori, nel loro lavoro, sono riusciti a dimostrare anche che i livelli di questi enzimi sono significativi nei polmoni dei pazienti e in altri tessuti infettati con il virus. Quindi, gli studiosi, hanno individuato anche un possibile nuovo farmaco, adatto a questo scopo. “E' l'Indolo-3 Carbinolo (I3C), già utilizzato nel trattamento di patologie rare, e che abbiamo dimostrato, per il momento in vitro, di essere in grado di bloccare l'uscita del virus”, ha spiegato ulteriormente Novelli, sottolineando ancora il fatto che “se impediamo o anche solo rallentiamo la replicazione del virus ne possiamo compromettere anche la sua sopravvivenza”. Il risultato dello studio, ha confermato il genetista, rappresenta un’importante opzione per il trattamento contro il coronavirus, “in particolare per i pazienti che non possono essere vaccinati”.
Un’alternativa ai vaccini
Secondo Pier Paolo Pandolfi, esperto dell'Università di Torino e di quella del Nevada che ha coordinato lo studio, “i vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta, e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo”. Per questo motivo, la scoperta “su I3C è importante, e ora dobbiamo avviare studi clinici per dimostrare la sua potenziale efficacia”, ha detto.