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Sars-CoV-2, dalla fusione di due varianti scoperta una versione ibrida

Salute e Benessere

Si tratta di un evento definito di “ricombinazione”, nato dalla fusione di due varianti e dalla combinazione dei loro genomi. E’ stata scoperta in un campione di virus in California da Bette Korber, scienziato del Los Alamos National Laboratory nel New Mexico e potrebbe suggerire l’inizio di una nuova fase della pandemia

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La fusione di due varianti del virus Sars-CoV-2 e la combinazione dei loro genomi ha permesso di generare una versione ibrida del virus stesso, fortemente mutata. Si tratta di un evento definito di "ricombinazione", scoperto in un campione di virus in California che potrebbe suggerire l’inizio di una nuova fase della pandemia. Questa nuova versione è stata individuata da Bette Korber, scienziato del Los Alamos National Laboratory nel New Mexico ed è stata discussa in occasione di un incontro organizzato dall'Accademia delle Scienze di New York.

La prima, possibile, versione ricombinata

Korber, stando a quanto riporta il portale del “New Scientist” in un articolo sul tema, ha dichiarato di avere prove "abbastanza chiare" nel proprio database di genomi virali negli Usa. Ora, se la scoperta verrà effettivamente confermata, si tratterà della prima versione ricombinata ad esser stata rilevata nel corso dell’attuale pandemia di coronavirus. In particolare, ha spiegato l’esperto, il virus ibrido sarebbe il risultato della ricombinazione della variante B.1.1.7, altamente trasmissibile e scoperta nel Regno Unito e della variante B.1.429, che ha avuto origine in California e che potrebbe essere indicata come responsabile di una recente ondata di casi a Los Angeles, in virtù del fatto che genera una mutazione che la rende resistente ad alcuni anticorpi.

Più mutazioni in una volta sola

In attesa di ulteriori approfondimenti, il timore della comunità scientifica esiste, perché si tratta di un evento solitamente comune nei coronavirus. Ma, a differenza della mutazione "normale", in cui i cambiamenti si accumulano uno alla volta ed è la modalità attraverso cui si sviluppano le varianti emergenti, la "ricombinazione" riesce ad accorpare più mutazioni in una volta sola. Spesso, tali mutazioni non conferiscono alcun vantaggio al virus, ma può capitare che questo succeda. La ricombinazione, ha sottolineato Francois Balloux, direttore dell’UCL Genetics Institute di Londra, può rappresentare un importante tassello evolutivo. Da più parti viene considerata da molti come l'origine del virus Sars-CoV-2 e potrebbe portare all'emergere di varianti nuove e ancora più insidiose, sebbene non sia ancora del tutto chiaro quanto sia pericoloso questo primo evento di ricombinazione individuato. Korber, infatti, ha notato solo un singolo genoma ricombinante tra migliaia di sequenze e non ha potuto ancora dimostrare se il virus venga trasmesso da persona a persona o succeda solo una volta e basta.

Come funziona il processo di “ricombinazione”

Il processo della “ricombinazione”, si legge ancora nell’articolo del “New Scientist”, si verifica comunemente nei coronavirus dal momento che l'enzima che replica il loro genoma è disposto a "staccarsi" dal filamento di RNA che sta copiando e dunque a ricomporsi rispetto a dove si era interrotto. Se una cellula ospite contiene due diversi genomi di coronavirus, l'enzima ha la capacità di saltare ripetutamente da uno all'altro, combinando così differenti elementi di ciascun genoma, con l’obiettivo di creare un virus ibrido. Proprio la recente comparsa di differenti varianti di coronavirus potrebbe aver posto le basi per la ricombinazione, anche perchè risulta possibile essere infettati con due diverse varianti contemporaneamente. Secondo Sergei Pond, della Temple University in Pennsylvania, esperto di eventi di ricombinazione, non esistono ancora prove di una ricombinazione diffusa, ma, ha spiegato, "tutti i coronavirus si ricombinano, quindi è una questione di quando e non di se". Le implicazioni della scoperta, al momento, non sono ancora definitive, anche perchè molto poco si conosce sulla biologia del virus ibrido. Ma, ha ipotizzato Korber, "questo tipo di evento potrebbe consentire al virus di accoppiare un virus più infettivo con un virus più resistente".

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