È stata osservata a giugno per la prima volta e adesso rappresenta circa il 40% dei casi. Si tratterebbe di una variante del coronavirus che ha avuto origine tra i lavoratori agricoli spagnoli e che si sarebbe diffusa rapidamente in gran parte dell'Europa, veicolata principalmente dai viaggiatori di ritorno dalle vacanze in Spagna
Una variante del virus Sars-Cov-2 si sarebbe sviluppata a partire dall'inizio dell'estate 2020, molto probabilmente in Spagna, per poi diffondersi da quel momento in avanti in più Paesi europei. La variante, chiamata 20A.EU1, potrebbe aver avuto origine tra i lavoratori agricoli spagnoli, ed essere arrivata in gran parte del continente europeo, rappresentando in media circa il 40% dei casi dell’area, oltre l'80%, invece, nel Regno Unito. A sostenerlo è uno studio, attualmente pubblicato sulla rivista “medRxiv” che propone lavori scientifici di ricerca in preprint, ovvero in attesa che la loro pubblicazione diventi poi effettiva su una rivista scientifica.
Il ruolo dei viaggiatori
Il team internazionale di scienziati che ha prodotto la ricerca ha seguito il virus attraverso le sue mutazioni genetiche e ne ha descritto la decisa diffusione. Come riporta anche un articolo del “Financial Times”, questo lavoro suggerisce che i viaggiatori di ritorno dalle vacanze in Spagna avrebbero svolto un ruolo chiave nella trasmissione del virus in tutta Europa, sollevando alcuni dubbi sul fatto che la seconda ondata di contagi che sta investendo il continente in questi giorni avrebbe potuto essere ridotta migliorando lo screening negli aeroporti. E, sebbene non ci siano prove che sia più pericolosa di altre, la diffusione di questa variante potrebbe adesso fornire indicazioni sulle politiche di viaggio adottate dai Paesi europei. "Dalla diffusione di 20A.EU1, sembra chiaro che le misure di prevenzione messe in atto, spesso non siano state sufficienti per fermare la trasmissione delle varianti del virus", ha commentato Emma Hodcroft, genetista presso l'Università di Basilea e coordinatrice dello studio.
Lo studio nel dettaglio
In questo studio “mostriamo che questa variante è stata esportata più volte dalla Spagna in altri Paesi europei e che gran parte della diversità di questo cluster in Spagna si osserva in tutta Europa. Al momento non è chiaro se questa variante si stia diffondendo a causa di un vantaggio di trasmissione del virus o se l'alta incidenza in Spagna seguita dalla diffusione attraverso i turisti sia sufficiente per spiegare il rapido aumento in più Paesi”, precisano gli autori della ricerca, da cui è emerso che la nuova variante sembra interessare più di otto casi su 10 nel Regno Unito, l'80% dei casi in Spagna, il 60% in Irlanda e fino al 40% in Svizzera e Francia.
Il team di ricerca, come riporta il Financial Times, è attualmente al lavoro con i laboratori di virologia per stabilire se la variante porta una particolare mutazione nella "proteina spike”, che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane, e che potrebbe alterarne il comportamento.
"Abbiamo bisogno di più studi come questo per trovare mutazioni che sono aumentate ad alta frequenza nella popolazione, e poi decodificarle per vedere se rendono il virus più trasmissibile”, ha commentato Joseph Fauver, un epidemiologo genetico dell'Università di Yale che non è stato coinvolto nella ricerca.