E’ la previsione del direttore di microbiologia e virologia presso l'Università di Padova, discussa nel corso di un’intervista televisiva. Il processo, prevede prima che il vaccino sia registrato per consentire alcune “somministrazioni inizialmente limitate nello spazio e nel tempo” e solo dopo che ne verrà certificata la sicurezza potrà essere “prodotto su larga scala”, ha spiegato
Un vaccino contro il coronavirus? Arriverà, ma non prima del 2022, almeno secondo Andrea Crisanti, direttore di microbiologia e virologia presso l'Università di Padova. Prima, infatti, il vaccino deve essere "registrato per fare delle somministrazioni inizialmente limitate nello spazio e nel tempo, poi se le caratteristiche di sicurezza sono confermate sul campo, verrà prodotto su larga scala”, ha detto nel corso di un’intervista su “Agorà”, in onda su Rai 3. “Ma non penso che se ne parli prima del 2022, prima che tutti quanti possano avere accesso a un vaccino che funzioni", ha ribadito l’esperto.
Interrompere le catene di trasmissione
"Convivere col virus significa portarlo al livelli trasmissione bassa in modo da mantenere una qualità di vita decente e portare avanti l'economia. Si fa solo interrompendo le catene di trasmissioni, ma con 10-12.000 casi al giorno nessun sistema è in grado di farlo", ha detto ancora Crisanti. Secondo l'esperto, poi, "se la App Immuni funzionasse a perfezione e venisse scaricata dal 90% degli italiani, oggi con 10-12.000 casi dovrebbe mandare 150.000-200.000 messaggi al giorno e non c'è sistema che è in grado di gestire questo", ha spiegato. "Con la capacità che abbiamo tra 1.500 e 2.000 casi al giorno, già non siamo più in grado di fare il tracciamento. Saltata la soglia non funziona più niente. La Lombardia ha avuto l'onestà di dirlo", ha poi aggiunto.
La curva dei contagi va mantenuta bassa
Misure severe, per fermare la curva dei contagi. E’ uno dei temi che Crisanti ha toccato proprio in queste ore, in un’altra intervista, questa volta concessa al quotidiano “Il Messaggero”. "Ero stato ottimista quando avevo parlato di lockdown a Natale. Magari non chiamiamolo in questo modo, però con questi numeri arriveremo a un inasprimento delle misure di contenimento molto prima", ha sottolineato il microbiologo. I numeri attuali? Un vero e proprio “disastro”, secondo Crisanti. "Abbiamo un doppio problema. I numeri che stanno venendo fuori sono un disastro. Dobbiamo abbassare la curva dei contagi, ma una volta ottenuto il risultato, dobbiamo essere in grado di mantenere la curva bassa”, ha spiegato. Tra le criticità, quella legata al sistema di tracciamento che “è saltato completamente”. Le misure di contenimento, ha aggiunto ancora, “sono inutili senza un piano organico per dotare l'Italia di un sistema che mantenga basso il numero dei contagi. È la vera sfida”.
Tracciamento e tamponi
“Se invece di buttare soldi per acquistare i banchi a rotelle avessimo investito sul tracciamento e sulla capacità di eseguire i tamponi, oggi saremmo in una situazione differente. Non possiamo andare avanti altri sei mesi solo con le chiusure”, ha poi ammonito Crisanti. “Quest'estate eravamo arrivati a 300 contagi al giorno, avremmo dovuto porci il problema e organizzarci per evitare che quel dato tornasse a salire mettendo in campo un reale ed efficace sistema di tracciamento e tamponi. Invece non abbiamo fatto nulla", è la critica del microbiologo dell’ateneo padovano. "Per una volta che sono stato ottimista, sono stato smentito. Avevo previsto il lockdown a Natale, pensando che i positivi aumentassero in maniera graduale. Non mi sarei aspettato che il sistema territoriale di contrasto e tracciamento si sbriciolasse così velocemente. E' evidente che un inasprimento delle misure sarà in rapido sviluppo se quelle che sono state messe in campo non funzioneranno", ha quindi concluso.
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Il Piano nazionale sui tamponi
Crisanti, poi, è tornato anche sul tema del Piano nazionale legato ai tamponi da lui stesso studiato e proposto al Governo lo scorso agosto e su cui non ci sono stati "più riscontri". Il programma "si proponeva di dotare l'Italia di una rete di laboratori fissi e mobili per incrementare a 400.000 la capacità di effettuare tamponi ed eliminare differenze regionali con l'obiettivo di consolidare i risultati del lockdown e mantenere i contagi a un livello basso che non interferisse con la qualità della vita e le attività produttive". Lo ha scritto l'esperto su Lettera150, la rivista del think tank cui aderiscono circa 250 accademici di diverse discipline.
Un sistema di sorveglianza attiva
"E' urgente in Italia creare un sistema di sorveglianza attiva dei casi di Covid-19 per non danneggiare l'economia", scrive ancora Crisanti. Secondo l'esperto, con le misure restrittive dell'ultimo Dpcm, "si persiste nell'errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi". Inoltre "la mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull'economia, l'educazione e la vita di relazione", ha spiegato.