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Coronavirus, studio: il vaccino di Johnson & Johnson sarebbe efficace sulle scimmie

Salute e Benessere

Il vaccino dell’azienda statunitense si basa sul virus Ad26. Adesso sono attesi riscontri dai test sugli umani

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Un vaccino contro il coronavirus sperimentato dalla statunitense Johnson & Johnson è risultato efficace sulle scimmie. Si tratta del secondo studio in una settimana – riporta il New York Times – in cui un candidato vaccino anti Covid-19 offre risultati promettenti su questi animali. La vera prova, naturalmente, sarà testare i suoi effetti anche su pazienti umani, ma finché questa fase non sarà ultimata, ed è probabile che siano necessari alcuni mesi, sono proprio i dati degli esperimenti sulle scimmie i più indicativi per capire quali vaccini possono funzionare, o meno.

 

Il prossimo step

 

Al tal proposito l’azienda, scrive il quotidiano newyorkese, ha recentemente avviato una sperimentazione clinica in Europa e negli Stati Uniti per testare il proprio vaccino sulle persone. Si tratta di uno dei trenta (e oltre) test umani per vaccini efficaci contro il coronavirus che al momento sono in corso di svolgimento in tutto il mondo. "È bello essere ottimisti, tanto per cambiare” commenta la virologa della Columbia University Angela Rasmussen, noi coinvolta nella ricerca. "Questa settimana è stata produttiva visto che adesso abbiamo due vaccini che funzionano sulle scimmie – prosegue – ma non possiamo prendere scorciatoie”. Il riferimento è al fatto che i risultati delle prove di Johnson & Johnson devono essere presi con cautela e che non si deve trarre nessuna conclusione affrettata.

 

Come agisce il vaccino

 

Il vaccino anti covid-19 di Johnson & Johnson si basa su un virus chiamato Ad26, che i ricercatori hanno opportunamente modificato con un particolare gene. Il virus Ad26 può scivolare nelle cellule umane, ma non replicarsi a loro interno e proprio a questo serve la cellula ospite che crea le proteine necessarie a contrastare il coronavirus.

Alle scimmie è stata somministrata un’unica iniezione di vaccino e sei settimane dopo sono state infettate con Sars-cov-2. Sei delle sette varianti del vaccino di Johnson & Johnson hanno offerto una soluzione solo parziale, la settimana si è dimostrata più potente. Su cinque dei sei animali che l’avevano ricevuta non è stato rilevato nessun contagio. Il sesto aveva bassi livelli di virus nel naso. L'utilizzo di un'unica dose, nell'ottica di una somministrazione in larga scala, ha è uno dei fattori che più ha soddisfatto i ricercatori.