Lo sostiene Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston. Il ricercatore ha poi ipotizzato alcuni scenari dell’evoluzione dell’epidemia nei prossimi mesi, nelle altre province cinesi
Il picco dell'epidemia del nuovo coronavirus potrebbe arrivare a Wuhan a fine febbraio o al massimo ai primi di marzo, mentre nel resto della Cina, dove il virus ha cominciato a diffondersi dopo, il picco potrebbe arrivare fra aprile e maggio oppure anche non arrivare del tutto. E’ questa la previsione del fisico Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston, che ha seguito l'andamento dell'epidemia fin dai primi momenti.
La situazione a Wuhan
"Bisogna distinguere fra Wuhan, dove l'epidemia è cominciata ed è esplosa ed il resto della Cina, dove l'epidemia è arrivata più tardi", ha detto l’esperto in un’intervista all'Ansa. "A Wuhan il picco è possibile fra 2-3 settimane, ossia tra fine febbraio e primi di marzo, ma in questi calcoli c’è sempre un margine di incertezza nell'ordine di una settimana", ha spiegato Vespignani. (Tutte le domande e le risposte del MINISTERO DELLA SALUTE)
Gli scenari nel resto della Cina
Per quanto riguarda invece il resto della Cina, le previsioni del ricercatore contemplano almeno due scenari, che dipendono dalla capacità delle autorità sanitarie di controllare o meno la diffusione dell'epidemia. La prima ipotesi, quella più ottimistica, prevede che le province cinesi diverse da Wuhan riescano a contenere l'epidemia. "In questo caso non assisteremmo ad un vero e proprio picco e l'attività dell'epidemia potrebbe restare limitata o diminuire", ha specificato Vespignani. Nel secondo caso, qualora non si riesca a contenere l'epidemia, " il picco potrebbe presentarsi ad aprile-maggio o forse anche giugno".
L’attenzione a focolai di epidemia persistenti
La situazione, comunque, è in continuo cambiamento ed è molto difficile “dire che fra qualche settimana sarà tutto finito e l'epidemia sarà scomparsa", spiega l’esperto. Un occhio particolare, aggiunge ancora Vespignani andrà dato a ciò che accade fuori dalla Cina, soprattutto nei Paesi in cui sono avvenuti casi di trasmissione del coronavirus da uomo a uomo. "E' una situazione in via di evoluzione: a Wuhan l’epidemia è partita e farà il suo corso, nel resto del mondo stiamo a guardare". Quello che però è certo, ha concluso il ricercatore, è che "le restrizione sui viaggi e le misure di quarantena stanno limitando molto l'importazione di casi dalla Cina, ma adesso la nostra attenzione deve spostarsi sui luoghi con cui abbiamo comunicazioni e fare particolarmente attenzione a che non si creino focolai di epidemia persistenti".