Gli insetti sono ricchi di antiossidanti: anche più dell’olio di oliva
Salute e BenessereA suggerirlo sono i risultati di un recente studio italiano condotto da un team di ricercatori dell’Università di Teramo. Saranno necessarie ulteriori ricerche per comprendere l'effettiva biodisponibilità degli antiossidanti
Gli insetti commestibili rappresentano una potenziale ricca fonte di antiossidanti, alcuni ne contengono più dell’olio d’oliva.
A suggerirlo sono i risultati di un recente studio italiano, condotto da un team di ricercatori dell’Università di Teramo.
Nello specifico, tra gli estratti degli insetti analizzati, le cavallette, il baco da seta e i grilli avrebbero la più alta capacità antiossidante, fino a cinque volte superiore rispetto a quella del succo d’arancia fresco.
Lo studio nel dettaglio
Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Frontiers in Nutrition and Sustainable diets, gli esperti hanno valutato la capacità antiossidante di quattordici insetti commestibili, che rientrano nel piano alimentare di almeno 2 miliardi di persone in tutto il mondo.
“Gli insetti commestibili sono un'ottima fonte di proteine, acidi grassi polinsaturi, minerali, vitamine e fibre, ma fino ad ora nessuno li aveva confrontati in termini di attività antiossidante con cibi funzionali classici come l'olio d'oliva o il succo d'arancia”, spiega Mauro Serafini, principale autore dello studio e docente di nutrizione umana dell'Università abruzzese.
Dalla ricerca è emerso che alcuni estratti del baco da seta, della cicala gigante e dei bruchi africani hanno fino al doppio dei valori antiossidanti dell’olio di oliva.
"Non è possibile però dire che siano 'superfood' perché lo studio è stato condotto in vitro e si tratta di una potenzialità del cibo”, spiega l’esperto.
Saranno necessari ulteriori studi per comprendere “l'effettiva biodisponibilità degli antiossidanti valutando cosa succede nell'organismo dopo averli mangiati”.
Eliminare gli scarafaggi sarà sempre più difficile
In futuro sarà sempre più difficile sbarazzarsi degli scarafaggi, in quanto sarebbero in grado di sviluppare una resistenza a più classi di insetticidi, anche quando sottoposti a un solo prodotto.
A sostenerlo è uno studio condotto da un team di esperti della Purdue University che ha testato sui Blattella germanica L. l’effetto di tre differenti insetticida, in tre diversi esperimenti.
È emerso che gli scarafaggi sopravvissuti a un insetticida oltre a generare figli immuni al prodotto sviluppano resistenza anche agli altri pesticidi.
“La resistenza può aumentare di quattro o sei volte in una sola generazione", spiega Michael Scharf, coordinatore dello studio.