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Sclerosi multipla, secondo uno studio rischio maggiore se in sovrappeso in età infantile

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)

Per i ricercatori della McGill University (Canada) ci sarebbe un collegamento tra i chili di troppo nella fase dello sviluppo e l’insorgere della malattia in età adulta. Ricerca condotta su 372 varianti genetiche 

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Essere in sovrappeso in età giovanile potrebbe aumentare il rischio di ammalarsi di sclerosi multipla da adulti. Secondo uno studio pubblicato su Neurology, la rivista medica dell'American Academy of Neurology, ci sarebbe infatti un collegamento tra i chili di troppo nella fase dello sviluppo e l’insorgere della malattia in età adulta. La ricerca è stata condotta da un team di esperti della McGill University di Montreal, in Canada, guidato dal dottor Jerry Brent Richards.

Incidenza del BMI

Diversi studi precedenti avevano ipotizzato che le persone che vivono una precoce fase dello sviluppo possiedono maggiori probabilità di ammalarsi di sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa, spesso invalidante, che colpisce il sistema nervoso centrale. Il lavoro dei ricercatori dell’ateneo canadese, invece, sposta l’attenzione sull’Indice di massa corporea (BMI). Gli scienziati hanno preso in esame il Dna di 329.245 donne e 372 varianti genetiche associate all'età in cui le ragazze hanno avuto il primo ciclo mestruale. Dopodiché, hanno analizzato un altro studio genetico che includeva 14.802 persone affette da sclerosi multipla e 26.703 senza malattia, per verificare se l'età della pubertà fosse in qualche modo associata al rischio di sviluppare la malattia. Una volta terminato lo studio, è emerso che "uno sviluppo precoce è associato a un aumentato del rischio di sclerosi multipla, ma questa associazione è influenzata, e non indipendente, dalla quantità di grasso corporeo al momento dello sviluppo", spiega Richards.

Risultato parziale

Tuttavia, l’autore della ricerca sottolinea che si tratta di un risultato parziale, che in futuro dovrà essere approfondito: "Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se la riduzione dei tassi di obesità potrebbe aiutare a ridurre la prevalenza di sclerosi multipla ma, se così fosse - conclude -, potrebbe essere un altro motivo importante per concentrare le iniziative di sanità pubblica sulla riduzione dei tassi di obesità”.
Stando ai dati diffusi in occasione dell’ultima Giornata contro della sclerosi multipla dello scorso 30 maggio, nel mondo soffrono di questa malattia 2,3 milioni di persone, mentre in Italia si registra un nuovo caso ogni 3 ore.