Nuova pillola "anti-zucchero" contro il diabete di tipo 1
Salute e BenesserePresentato al Congresso dell'Easd a Lisbona e disponibile con ogni probabilità entro un anno, il farmaco si è rivelato capace di tenere sotto controllo il glucosio nel sangue
La lotta al diabete potrebbe avere presto un nuovo alleato in una pillola presentata al congresso di Lisbona dell'Easd (Associazione europea per lo studio del diabete). Il farmaco, che con ogni probabilità dovrebbe essere disponibile entro un anno, è stato testato nell'ambito di uno studio internazionale pubblicato sul "New England Journal of medicine". E ha interessato 133 centri dislocati in 19 Paesi diversi, con la partecipazione anche dell'Università campus bio-medico di Roma (Ucbm), unico ateneo italiano a prendere parte a tutte le fasi della sperimentazione. La pillola, secondo i ricercatori, dovrebbe migliorare la qualità della vita dei pazienti diabetici, regolando i livelli glicemici, la pressione e il peso.
Il diabete di tipo 1
Secondo i dati più recenti del ministero della Salute, gli Italiani con diabete di tipo 1 sono circa 300mila. Nel mondo ne sono colpiti 29 milioni e la diffusione di questa patologia è in crescita. A causa di questo disturbo, detto anche diabete giovanile o diabete insulino-dipendente, il pancreas non è più in grado di produrre l’insulina che regola i livelli di glucosio nel sangue. In genere il diabete di tipo 1 si sviluppa negli anni dell’adolescenza, ma può comparire anche in età neonatale. Nel 30% dei casi viene diagnosticato in età adulta. Si tratta di una malattia auto-immune poiché il sistema immunitario attacca le cellule del pancreas che producono insulina riconoscendole come estranee e dannose. Al momento non esiste una cura definitiva.
La pillola anti-diabete
Il nuovo farmaco contro il diabete di tipo 1 si chiama Sotagliflozin. La sperimentazione di fase 3 (la più avanzata) ha coinvolto 1402 pazienti ed è durata 24 settimane. La pillola, assunta la mattina a colazione, si sarebbe rivelata capace di tenere a bada il livello di glucosio nel sangue e di mantenere la propria efficacia nonostante il minor apporto di insulina. “La sperimentazione – spiega Paolo Pozzilli, ordinario di Endocrinologia e malattie metaboliche presso l’Ucbm - ha accertato che il farmaco, che fa parte della classe dei cosiddetti inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale, consentendone l’eliminazione attraverso le urine, è in grado di ridurre il suo assorbimento anche a livello intestinale”. Il farmaco si sarebbe dimostrato capace di abbassare la glicemia, registrando anche un miglioramento nei livelli dell’emoglobina glicata che, spiegano gli esperti, è indice di buon controllo del metabolismo. Il Sotagliflozin, inoltre, favorirebbe la perdita di peso e il controllo della pressione arteriosa nei soggetti in cui era elevata.
Come funziona il farmaco
Dopo un primo filtraggio renale, spiegano i ricercatori, il glucosio viene assorbito nel sangue e torna quindi in circolo fino a che il livello glicemico non supera quota 180. Oltre tale limite, l’organismo si sbarazza del glucosio in eccesso tramite urine e feci. Il Sotagliflozin sarebbe in grado di modificare questa "soglia" glicemica di riassorbimento dello zucchero nel sangue, facendola scendere a 130. Quando la glicemia raggiunge tale livello, le due proteine che trasportano il glucosio vengono inibite per cui l’organismo non riassorbe più gli zuccheri nel sangue eliminandoli definitivamente.