L'esame autoptico servirà a chiarire l'orario in cui l'uomo è deceduto e anche a capire se è morto sul colpo o dopo ore di agonia
L'autopsia sul corpo di Fabio Palotti, operaio 39enne trovato morto ieri nel vano di un ascensore all'interno della Farnesina, è stata affidata oggi dai pm di Roma ai medici legali del Policlinico Agostino Gemelli e sarà compiuta il 2 maggio. L'esame autoptico servirà a chiarire l'orario in cui l'uomo è deceduto e anche se è morto sul colpo o dopo ore di agonia. La ricostruzione di questi dettagli aiuterà a capire se il ragazzo poteva essere salvato dopo l'incidente. Intanto continuano le ricerche del cellulare personale del 39enne che non è ancora stato trovato.
Le indagini
Secondo una prima valutazione, la morte del 39enne risalirebbe ad alcune ore prima, forse alla serata del 27 aprile. Gli inquirenti, su questo punto, vogliono capire se l'uomo stesse lavorando da solo alla manutenzione dell'ascensore. In merito a questa questione verranno ascoltati il collega che ha scoperto la mattina dopo il cadavere e il titolare della ditta. Per quanto riguarda la dinamica, in base a quanto si apprende, l'operaio sarebbe morto per schiacciamento e non per essere caduto. Da qui le verifiche se ci sia stato un malfunzionamento del comando di blocco o una dimenticanza dell'operaio. Gli inquirenti stanno acquisendo anche le immagini delle telecamere presenti in zona. Al momento il fascicolo, coordinato dal pm Antonino Di Maio, è contro ignoti e il reato ipotizzato è omicidio colposo.
L'avvocato: "Cellulare personale non è ancora stato trovato"
Sulla questione del cellulare del 39enne l'avvocato Michele Montesoro, legale dei familiari, ha rivelato che "l'ultimo segnale del cellulare risale alle 18.25 di mercoledì - spiega il penalista -. Il suo telefonino, a differenza di quello di servizio, non è stato trovato e questo è un punto che va certamente chiarito". In base a quanto riferisce il legale, l'operaio lavorava presso una ditta che si occupava "stabilmente della manutenzione interna al ministero con un vero e proprio ufficio. Lui era in turno mercoledì dalle 14:30 alle 22 ma gli ultimi contatti con gli amici e i colleghi risalgono a poco prima delle 18.30, poi il silenzio". L'allarme della compagna non è scattato subito perché "quel giorno avevano avuto un piccolo diverbio" e quindi "poteva starci quella sera volesse stare da solo e passare la notte dai genitori". L'indomani "la moglie - ha aggiunto Montesoro - ha chiamato i genitori per sapere se avessero notizie del marito. I genitori erano stati contattati da un collega del figlio allarmato della presenza dell'auto nel parcheggio della Farnesina. Dopo pochi minuti hanno ricevuto la telefonata in cui gli è stato detto che il figlio era morto".