L'Ufficio del Garante nazionale parla di un'estensione del contagio "a ritmo sostenuto", e ha chiesto interventi più incisivi. Nell'ultima rilevazione del 28 ottobre scorso erano 150 i reclusi positivi
Sono più di 400 i detenuti positivi al Covid e "un valore più alto" si registra tra il personale delle carceri. Lo rende noto l'Ufficio del Garante nazionale che parla di un'estensione del contagio "a ritmo sostenuto". (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)
Il contagio nelle carceri
Nell'ultima rilevazione del 28 ottobre scorso erano 150 i reclusi positivi. "I casi di positività - scrive il Garante - continuano a concentrarsi prevalentemente in sei Istituti, oltre due hub lombardi che funzionano da strutture ricettivo-sanitarie per le zone limitrofe, distribuendosi in numeri piccoli in altri 49 Istituti (molti con un singolo caso). Nessun caso nei rimanenti 135 Istituti. Una situazione importante, ma che è tuttora sotto controllo". I detenuti presenti nelle carceri sono attualmente 54.809, cioè 85 in meno 4 giorni fa, mentre resta invariato il numero di posti disponibili (47.187).
Il Garante: “Servono interventi più incisivi”
"I primi effetti del più volte richiesto contenimento del ricorso alla custodia cautelare in carcere nonché le prime applicazioni di quanto emanato con l'ultimo decreto legge sono ancora chiaramente timidi: il rischio è che tale timidezza permanga e che senza interventi più decisivi, da adottare anche in sede di conversione del decreto, ci sia molta distanza rispetto agli effetti sperati, oltre che assolutamente necessari", aggiunge il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale facendo il punto sulle ultime misure introdotte per il contrasto all'emergenza sanitaria e alle ricadute sulla gestione delle carcere. Il Garante ha ricordato anche quanto previsto nell'ultimo Dpcm, sottolineando che "la suddivisione del territorio nazionale in aree che determinano differenti possibilità di spostamento al loro interno e all'esterno di ciascuna di esse si riflette in modo naturale anche sulle possibilità di accesso di parenti e persone care agli istituti penitenziari sia per adulti che per minori: nessuna particolare norma di blocco dei colloqui visivi è adottata, né è questa l'intenzione delle Amministrazioni responsabili, ma evidentemente l'impossibilità di taluni spostamenti, se non per motivi eccezionali, ricade sull'effettiva fruibilità dei colloqui stessi". Per questo, il Garante sottolinea la "particolare importanza dell'effettiva possibilità di utilizzare da parte di tutti quanto offerto dall'attuale tecnologia dell'informazione e della comunicazione, replicando e ampliando il loro positivo impiego già sperimentato in occasione del precedente periodo di forte diffusione del contagio", quando era stata introdotta per i detenuti la possibilità di videocolloqui con i familiari.
Il Sappe: “574 positivi tra agenti e personale, bisogna intervenire”
Servono "misure di tutela" a favore del personale penitenziario, interventi "indispensabili a fronte degli ultimi dati, che vedono contagiati 448 detenuti e 574 tra poliziotti e impiegati". Torna a chiedere il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria Sappe, che definisce "grave il mancato stanziamento da parte del Governo di fondi necessari". "Apprendiamo che da uno stanziamento governativo di 68 milioni di euro a favore delle Forze di Polizia nel decreto Ristori - denuncia Donato Capece, segretario del sindacato - a rimanere a secco è il Corpo di Polizia penitenziaria, per cui non è previsto alcuno stanziamento. Chiedo - aggiunge - un immediato tavolo di confronto con il ministro Guardasigilli Alfonso Boanfede affinché interceda presso l'Esecutivo Conte per sanare con urgenza questa assurda disparità". Secondo Capece, "il crescente aumento di positivi tra detenuti e poliziotti nelle nostre carceri, per adulti e minori, evidenzia che non si deve affatto abbassare la guardia ma e' auspicabile che si adottino le opportune cautele".