Si trova a ridosso dei Fori Imperiali. La riapertura darà la possibilità ai fedeli di ammirare il presepe ligneo, realizzato nei primi anni del XVII secolo da Giovan Battista Montano
Riapre dal 21 dicembre la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami. Era chiusa da quando il 30 agosto era crollato il tetto. Il cardinale vicario Angelo De Donatis sarà nella chiesa a ridosso dei Fori Imperiali per porgere gli auguri di Natale a coloro che hanno collaborato per rendere possibile la riapertura, portando loro il ringraziamento di tutta la diocesi di Roma. Tra quelli che "in maniera straordinaria, si sono resi presenti sia nella triste circostanza del crollo, sia nei giorni seguenti - sottolinea il vescovo Daniele Libanori, ausiliare per la diocesi di Roma e rettore della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami - penso agli Uffici pubblici, ai Vigili del Fuoco, ai Vigili Urbani, le Soprintendenze interessate, le Forze dell'Ordine, i tecnici e il personale del Vicariato e delle imprese coinvolte". Il 21 dicembre riaprirà al pubblico anche il Carcer Tullianum (Carcere Mamertino) che si trova al di sotto della cinquecentesca chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e la cui gestione è affidata all'Opera Romana Pellegrinaggi.
Si potrà ammirare il presepe di Giovan Battista Montano
La riapertura darà la possibilità ai fedeli di ammirare il presepe ligneo, realizzato nei primi anni del XVII secolo da Giovan Battista Montano e collocato originariamente nel lacunare centrale del soffitto crollato: "È stato ripulito e ricomposto”, spiega il vescovo Libanori. “Ci conforta il fatto che sia stata recuperata la quasi totalità delle sculture lignee che ornavano il bellissimo soffitto e la metà delle cornici che separavano i lacunari". Il presepe è stato collocato all'interno della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e potrà essere ammirato durante tutto il periodo di riapertura.
Per il momento non verrà ancora riaperta al culto
La riapertura è prevista per ora dal 21 dicembre al 6 gennaio, con l’eccezione del 28 dicembre. "Non verrà ancora riaperta al culto - aggiunge Libanori - ma quello che ci preme è di riproporre alla città un monumento che sembrava perduto e che invece, grazie a una bella sinergia di lavoro, è agli inizi di una nuova vita. Ci auguriamo che questa esperienza, con tutti gli studi che ha generato, possa essere d'aiuto per molte situazioni analoghe relative ad altri monumenti, religiosi e non, sia a Roma che in Italia".