Per il triennio 2019-2021, in via sperimentale, si potrà andare in pensione con 62 anni di età e almeno 38 di contributi. Per la pensione anticipata, i requisiti contributivi salgono a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne
Dall'1 aprile scattano i nuovi pensionamenti con "quota 100", ovvero 62 anni di età e 38 di contributi minimi. Lo prevede l'ultima bozza del decreto su reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100, il cosiddetto "decretone" che approda sul tavolo del Consiglio dei ministri giovedì 17 gennaio per l'approvazione. Vengono così confermati i requisiti d'accesso: la misura viene introdotta "in via sperimentale" per il triennio 2019-2021. Ci vorranno invece più mesi di contributi versati per accedere alla pensione anticipata. I requisiti contributivi salgono a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne. Precedentemente, l'anzianità contributiva richiesta era di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne.
62 anni e 38 di contributi
La pensione con la cosiddetta Quota 100 non è cumulabile fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia con i redditi da lavoro dipendente o autonomo a meno che non sia autonomo occasionale entro i 5.000 euro annui. La prima finestra per i privati per andare in pensione è aprile 2019, mentre la prima per i pubblici è agosto 2019.
Tfr per gli statali
Potranno infatti andare in pensione dal 1 agosto, e non dal 1 aprile come gli altri, gli statali che matureranno la quota 100 entro il 31 marzo prossimo, come ha sottolineato il 17 gennaio su Twitter il ministro Giulia Bongiorno. Se la quota 100 verrà maturata dal 1 aprile, potranno andare in pensione dopo 6 mesi. Durante la discussione che ha preceduto l'approvazione delle misure, è poi emerso il problema del trattamento di fine servizio, strettamente finanziario ma anche di equità tra "quotisti", che lo prenderebbero solo al raggiungimento dei 67 anni, e chi sta andando in pensione con le regole della Fornero, con dilazione fino a 2 anni per la buonuscita. Alla fine è passata l'idea di consentire a tutti i lavoratori pubblici di chiedere al momento della pensione un anticipo del Tfr (con interessi a carico dello Stato ma probabilmente fino a 50mila euro). "Il tfr sarà quasi interamente erogato immediatamente a chi va in pensione", hanno spiegato dall'esecutivo. "Questo sarà possibile grazie a un accordo tra Stato e le banche senza alcun onere a carico del lavoratore. La parte residuale sarà erogata secondo le norme previste dalla legge".
Pace contributiva, massimo 5 anni
In via sperimentale, per il triennio 2019-21, si potranno anche riscattare in tutto o in parte i periodi non coperti da contribuzione per i quali non sussista obbligo contributivo (come ad esempio il congedo parentale facoltativo). Sarà però possibile solo per chi è interamente nel sistema contributivo e quindi non ha anzianità contributiva precedente il 31 dicembre 1995. Questa facoltà si può esercitare per un periodo non superiore a 5 anni, anche non continuativi. L'onere sarà detraibile dall'imposta lorda per il 50%. Il versamento potrà essere fatto con un'unica soluzione o al massimo in 60 rate mensili ognuna non inferiore a 30 euro senza applicazione di interessi per la rateizzazione. la rateizzazione non può essere concessa nel caso in cui i contributi vengano usati per l'immediata liquidazione della pensione.
Prorogata l'Opzione Donna
Prorogata l’Opzione donna. Il diritto al trattamento pensionistico anticipato, ricalcolato con il metodo contributivo, è infatti riconosciuto per le donne nate entro il 31 dicembre 1959 che abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore ai 35 anni.