Mattarella e Musk, il duello che non ti aspetti

Pare che sui social Sergio Mattarella nelle ultime ore abbia avuto più successo di Elon Musk. Non so bene come si faccia a valutare una cosa del genere, e diciamo che non sapendo, mi fido di chi ne ha parlato, sempre affezionato all’idea che chi parla di qualcosa - specie pubblicamente - ne capisce. Dovremmo rallegrarcene, immagino. Forse è una buona notizia. Ma non compensa la preoccupazione per una serie di altre cose. La prima, è che siamo interessati a confrontare le parole di due persone che non dovrebbero essere confrontabili. Le parole non confrontabili L’uomo più ricco del mondo, cittadino e americano d’adozione, brillante fino al genio, ora membro in pectore del futuro governo americano, ha scritto – e poi riscritto – su twitter di una realtà che non conosce. Ha preso posizione su una complicata questione di diritto che anche da noi è poco compresa e quando viene semplificata è per alimentare una poco sana contrapposizione tra poteri, quello politico e quello giudiziario, che da almeno 30 anni inquina la nostra democrazia. Musk non sa niente di tutto questo. Non sa come funziona il sistema giudiziario italiano, non sa cos’è la Corte di giustizia europea. Probabilmente, da futuro responsabile dell’efficienza della pubblica amministrazione statunitense, ci avrebbe pensato parecchio prima di far partire una nave militare quasi vuota verso un porto straniero, per vederla ripartire dopo poche ore con lo stesso misero carico umano. E certo non ci avrebbe riprovato qualche settimana dopo - nave altrettanto vuota - con la possibilità assai alta di ripetere un’operazione che tutto è sembrata tranne che un segno di efficienza. I poteri e la separazione Forse però Elon Musk sa qualcosa – speriamolo, visto che tra poco farà parte del governo della più potente democrazia del mondo – della separazione dei poteri. Evidentemente, non gli piace. È uno dei problemi di cui certamente si occuperà il suo presidente in patria, perché indubbiamente quella separazione è stata un bastone tra le ruote fastidioso per la riconquista della Casa Bianca. E quindi non piace neanche a Musk, che con i meccanismi democratici ha ancora meno familiarità di Trump. E poi. Il globalismo anti immigrazione Forse Elon Musk sa anche qualcosa di immigrazione e magari ha anche idee chiare su come risolvere il problema, non solo negli Stati Uniti. Bush voleva esportare la democrazia. Facile battuta dire che Trump forse vuole esportare la deportazione. Al primo non andò tanto bene. Vediamo come va al secondo. Per intanto, Musk ci avverte che i nostri magistrati dovrebbero andare a casa. Di più. Si chiede che democrazia è l’Italia, dove i giudici sono contro chi vuole mettere in sicurezza il Paese. Sapere e non sapere Dall’altra parte c’è quello che ha vinto il duello social. Un signore gentile. Con una fede incrollabile nelle virtù civili, almeno in quelle considerati tali finora. Sosterrebbe la democrazia fin quando avesse fiato. Quella italiana, ma non solo. È lui stesso un esempio che – almeno qualche volta – la democrazia funziona. È in virtù di quella fede laica che è diventato presidente della Repubblica in una terra non facile. E allora questo signore sente il dovere di rispondere al miliardario. Parla di sovranità e non di sovranismo. Respinge al mittente le “prescrizioni” impartite su giudici e dintorni. Ribadisce il già detto in altre occasioni. L’Italia sa badare a se stessa, nel rispetto della sua costituzione. L’attempato signore, rispetto al miliardario, sa perfettamente di cosa parla. Il posto giusto Per questo non sarebbe neanche il caso di confrontarli. Meglio che ognuno stia al posto suo. Sperando – è forse il caso di aggiungere - che i posti continuino ad essere riconosciuti e riconoscibili. E allora va bene notare che l’anziano, gentile e determinatissimo signore italiano abbia vinto il duello social con l’uomo più ricco del mondo. Ma forse è la cosa meno importante se l’obiettivo è quello che le cose e gli uomini siano – e restino – nel giusto posto.