Elezioni in Liguria, chi ha vinto e chi ha perso e cosa succede a Roma

Il gatto e la volpe, meglio: Grillo e una vecchia volpe della politica come Claudio Scajola. A volersi concentrare sul valore marginale del voto in Liguria, insomma su chi ha dato la zampata piccola ma decisiva per la vittoria di Marco Bucci è a loro due che bisogna guardare. L’attuale sindaco di Imperia, già ministro e uomo forte di Forza Italia, ha spinto il voto del centrodestra nella sua provincia. Dall’altra parte, il fondatore dei 5 stelle di sicuro non si è presentato al seggio di Sant’Ilario, ed è facile immaginare che non abbia affatto dato una mano ad Andrea Orlando, dopo lo scontro frontale con Giuseppe Conte giusto alla vigilia delle elezioni. Semmai, la consonanza è stata con un grillino doc come Nicola Morra. Grillo e Scajola, l’eletto dell’antipolitica e il professionista dell’elezione. Uno all’insaputa dell’altro, le due figure chiave per l’ultimo miglio del centrodestra, fino a una vittoria che solo qualche settimana sembrava impossibile, in una regione travolta dalla vicenda giudiziaria di Giovanni Toti. La maggioranza di governo tiene e vince E vince in particolare Giorgia Meloni. Sua l’idea di puntare su Bucci, sua la telefonata decisiva per convincerlo a candidarsi. Sua la messa in disparte per quanto possibile di Toti, per cercare di allontanare l’ombra del patteggiamento dalle urne. E ora il centrodestra può respirare. Dopo le tensioni di queste settimane sui grandi dossier, dalla manovra ai migranti fino alle scintille dentro Fratelli d’Italia sul ministero della Cultura. Dossier che restano tutti lì da sbrogliare, sia chiaro, a partire dai pochi soldi per le tante misure che si vorrebbero finanziare con la legge di bilancio. Eppure, l’aria di Genova fa bene alla destra, aiuta la rincorsa verso Bologna e Perugia, dove il 17 e 18 novembre si giocano altre due regionali. Il tre a zero sognato dalle opposizioni non esiste più, sarà un due a uno, salvo colpi di scena. E già questo è un solido punto guadagnato, a destra. Il centrosinistra, dopo il pestone rimediato in Liguria, punta a conquistare non solo l’Emilia-Romagna, ma anche l’Umbria a guida leghista, dopo aver ripreso il comune di Perugia nel giugno scorso. Ne ha bisogno per poter dire che il vento sta cambiando, a due anni dalle Politiche che hanno mandato Meloni a palazzo Chigi. L’opposizione riparte dal PD, forte dell’ottimo risultato di lista dietro a Orlando. E da una Alleanza Verdi e Sinistra che resta tonica. I problemi sono verso il centro e ancor più dentro i 5 stelle. A differenza della Liguria, nelle altre due regioni un accordo tra Conte e Renzi – diciamo così – si è raggiunto. Esponenti di Italia viva si candidano nelle liste civiche in appoggio ai candidati presidenti del cosiddetto campo largo. Vedremo come andrà. Di certo a livello nazionale è già ricominciato lo scambio di colpi tra i due ex premier, con Elly Schlein che cerca ostinatamente di tenerli assieme per poter arrivare anche lei, un giorno, a palazzo Chigi. Ma c’è da lavorare. E tanto. A proposito di dossier: dalla manovra ai migranti, alla guerra in Ucraina fino alla giustizia. Non ce n’è uno che metta assieme tutte le opposizioni, anzi. E non esiste nemmeno un tavolo aperto di discussione. Stringere sul programma – insomma – sembra ancor più difficile che allargare il campo.

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