I sondaggi raccontano la società: ma sono efficaci?

A tre mesi dalle elezioni statunitensi, tutti gli occhi sono puntati sui dati dei sondaggi. Ma questo strumento, sempre utile a conoscere l’opinione di cittadini e cittadine in diversi ambiti, non sempre si è rivelato affidabile. Basti pensare alla vittoria di Hillary Clinton alle elezioni del 2016, data per certa e invece mai realizzata. Gli europei hanno paura della guerra in Ucraina? Gli italiani sono preoccupati per l’economia? Gli statunitensi sono d’accordo con la vendita di armi a Israele? Ce lo dicono i sondaggi. Oppure no? Secondo una recente indagine del Pew Research Center i metodi di raccolta dati usati in alcuni sondaggi politici avrebbero rivelato una società molto più conservatrice e razzista di quello che è in realtà. La ricerca si riferisce ai sondaggi online a partecipazione volontaria, come quelli presenti in un’indagine a cura del settimanale britannico Economist e dell’ente di sondaggi YouGov, che avrebbe sovrastimato il numero di giovani statunitensi che negano l'Olocausto. Secondo il sondaggio, per un giovane su cinque l'Olocausto è “un mito” e per il 28% dei rispondenti “gli ebrei in America hanno troppo potere”. Ma perché si tratta di una sovrastima? In questo caso stiamo parlando di sondaggi opt-in, per cui gli istituti di ricerche di mercato pagano le persone reclutate online per partecipare. Alcune persone si rendono disponibili a rispondere solo per guadagnare la ricompensa promessa, e lo fanno velocemente, senza riflettere davvero sulle domande proposte. In un sondaggio eseguito in modo più rigoroso, con gli stessi quesiti, Pew ha scoperto che solo il 3% dei giovani statunitensi era d'accordo con l'affermazione “l'Olocausto è un mito”. I partecipanti ai sondaggi opt-in possono portare a una sovrastima di atteggiamenti o comportamenti in realtà rari o estremi, come credere in cospirazioni o sostenere l’efficacia di azioni politiche violente. Questo fenomeno, secondo il Pew Research, riguarda soprattutto le statistiche sugli adulti sotto i 30 anni e in particolar modo di origine ispanica, con risultati spesso inattendibili. Ad esempio, in un esperimento del febbraio 2022, il 12% di statunitensi under 30 aveva sostenuto di avere una “licenza” per poter operare un sottomarino nucleare, una qualifica che in realtà appartiene a una percentuale trascurabile della popolazione. Tra i rispondenti ispanici ben il 24% aveva dichiarato di possedere tale licenza, rispetto al 2% dei non ispanici. Qualunque misurazione dell’opinione pubblica può portare a errori, ma i sondaggi tradizionali, che si basano sulle risposte di un gruppo selezionato in modo casuale per rappresentare l'intera popolazione, dovrebbero offrire risultati più affidabili. Perché si usano i sondaggi opt-in, allora? La risposta è semplice: nessuno risponde più al telefono. E soprattutto non lo fanno i giovani. Con il crollo dei tassi di risposta, i sondaggi telefonici sono diventati esponenzialmente più costosi da realizzare. Si sono quindi moltiplicati i sondaggi online, che, sebbene più economici, risultano spesso meno accurati. Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend e autore dell’ottimo saggio “Benedetti sondaggi” , conferma questa tendenza e sottolinea come "il telefono fisso ormai ha problemi enormi", evidenziando che anche il telefono cellulare, pur essendo uno strumento più diffuso, non è esente da limiti. Secondo Pregliasco, la domanda di base è sempre la stessa, che si tratti di ricerche sulle abitudini di consumo che del voto: “chi sta rispondendo? come è composto questo campione, chi sono i cittadini che rientrano tra i partecipanti che poi ai sondaggi rispondono?”. Con un budget abbastanza ampio i cellulari “sono probabilmente il metodo migliore per raggiungere un ampio campione”, mentre “gli strumenti online, pur diffusi, non coprono il 100% della popolazione". Non esistono dei database online da cui estrapolare casualmente persone da intervistare, quindi non è possibile selezionare accuratamente il campione, spiega Pregliasco. Un altro studio del Pew Research Center ha scoperto che la maggior parte dei sondaggisti nazionali negli Stati Uniti ha cambiato approccio in modo radicale dalla debacle del 2016, con un aumento nell’utilizzo di metodi cosiddetti “multipli”: nel 2022 il 17% ha utilizzato almeno tre diversi metodi per campionare o intervistare le persone, a volte nello stesso sondaggio, rispetto al 2% nel 2016. Sono diventati più popolari i panel probabilistici, utilizzando inviti offline tramite indirizzi prelevati dal database del servizio postale degli Stati Uniti, per reclutare partecipanti garantendo una maggiore rappresentatività rispetto ai sondaggi opt-in. Dal 2016 al 2022, l’uso di panel basati sulla probabilità è triplicato, e l’uso di sondaggi basati sugli indirizzi è aumentato considerevolmente nello stesso periodo. Per Pregliasco l’uso di panel online basati su campioni probabilistici può offrire un’alternativa interessante, in quanto "si creano dei meccanismi di invito offline tipo postali o stradali" per garantire una maggiore rappresentatività. “Il bias di selezione di chi partecipa ai sondaggi è il problema più rilevante per chi fa questo lavoro”, aggiunge, ma "metodi alternativi per ottenere queste risposte, altrettanto affidabili e solidi, non ne abbiamo". Per il fondatore di YouTrend il problema dell'affidabilità dei sondaggi è comunque “ciclico”, si ripresenta spesso, soprattutto perché vengono presentati come se non esistessero margini di errore o incertezza. E invece, le opinioni, ma anche le attività umane, sono inevitabilmente soggette a variabilità e imprecisioni. Da tenere a mente, soprattutto in vista del prossimo novembre.