Elezioni Europee, chi ha vinto: l'onda nera o gli europeisti?

Politica
Renato Coen

Renato Coen

©Getty

Ursula Von der Leyen ha dichiarato trionfante: “Hanno vinto i moderati e sono stati emarginati gli estremisti”. Dalla Francia o dalla Germania però rispondono: “No, i cittadini hanno scelto di cambiare pagina e di affidarsi alle formazioni alternative di estrema destra”

ascolta articolo

Chi ha vinto queste elezioni in Europa? C’è chi dice che ha trionfato l’ondata nera, altri che invece hanno retto e guadagnato i partiti europeisti tradizionali. Ursula Von der Leyen ha dichiarato trionfante: “Hanno vinto i moderati e sono stati emarginati gli estremisti”. Dalla Francia o dalla Germania però rispondono: “No, i cittadini hanno scelto di cambiare pagina e di affidarsi alle formazioni alternative di estrema destra”.

La realtà ci dice che non si può dire che nessuna di queste affermazioni sia sbagliata. In un certo senso, per quanto appaia strano, hanno tutti ragione. E questo non perché dopo il voto facciano tutti finta di esser contenti.

Non c’è dubbio infatti, che il prossimo Parlamento Europeo potrà avere una sola maggioranza solida, che è la stessa che ha governato l’Europa negli ultimi 5 anni. I Popolari, i Liberali e i Socialisti europei, infatti, possono contare insieme su più di 400 seggi su un totale di 720.

 

La destra che avanza

 

Le due formazioni di destra, i Conservatori, cui appartiene Fratelli d’Italia e i sovranisti di Identità e Democrazia, di cui fanno parte la Lega e i francesi di Le Pen, hanno guadagnato seggi e voti, ma non hanno i numeri per formare una maggioranza alternativa, anche coinvolgendo i popolari e alcuni non iscritti a nessun gruppo, come ad esempio gli ungheresi di Victor Orban.

Vista così quindi, non c’è dubbio che il Parlamento Europeo è in mano ad una maggioranza europeista e può mantenere le destre e l’estrema sinistra in un ruolo più marginale.

In Europa però chi decide veramente l’indirizzo politico e le grandi questioni di politica estera ed economica è il Consiglio Europeo, cioè la riunione dei leader e dei rappresentanti di tutti gli Stati membri. E in particolare un ruolo molto importante lo hanno da sempre i principali e più grandi paesi Ue, Francia e Germania. Se si guarda a Parigi e Berlino non c’è dubbio che l’affermazione del Rassemblement National di Le Pen e Bardella in Francia e il risultato record degli estremisti di destra di Afd in Germania hanno profondamente indebolito i governi dei due paesi. Macron, appartenente alla famiglia dei Liberali europei, ha indetto nuove elezioni e potrebbe trovarsi a fare il presidente con un premier e un governo di estrema destra. Il cancelliere Scholz, socialdemocratico, è stato superato dagli estremisti di destra di Afd e doppiato dai Popolari della CDU, ed è uscito dal voto con un governo politicamente senza più il consenso popolare. Se si aggiunge a tutto ciò che il terzo paese europeo in ordine di importanza economica e demografica, l’Italia, ha premiato ancora una volta la destra di Meloni e rafforzato la coalizione di governo, è inevitabile dedurre che nella prossima riunione dei leader europei Francia e

Germania saranno molto ridimensionate e dovranno necessariamente tenere conto dell’orientamento di destra o di centro destra dell’elettorato dei loro Paesi.

Vista da questo punto di vista quindi, è evidente che l’Europa delle nazioni e delle capitali tenderà di più a destra.

 

La contrapposizione tra Consiglio e Parlamento

 

Si profila così una probabile contrapposizione tra le politiche e le istanze che usciranno dalle riunioni tra leader nel Consiglio europeo e i voti e le discussioni che emergeranno dal Parlamento.

In Europa il Consiglio è ancora molto più forte e capace di decidere rispetto al Parlamento. Ma quest’ultimo elegge il presidente della Commissione, cioè il capo del governo Europeo, e negozia Proprio col Consiglio ogni nuova legge e provvedimento.

C’è da aspettarsi quindi un periodo di forti contrapposizioni, proprio in un momento in cui l’Europa dovrà decidere del proprio futuro, affrontare la guerra in Ucraina, decidere come proseguire l’avviata transizione verde e discutere di come diventare più forte e competitiva economicamente di fronte alle altre grandi potenze.

Politica: I più letti