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Scontro sul Redditometro, Meloni sospende il decreto

Politica
©IPA/Fotogramma

Dopo le tensioni con la Lega, la premier ha visto il viceministro Leo e ha deciso di fare marcia indietro. "Nessun grande fratello fiscale", ha garantito, ribadendo però che la linea del governo è quella di andare a stanare "i grandi evasori". Salvini: "Redditometro è errore di percorso, ampiamente superato". Intanto è arrivato il via libera della Camera al dl superbonus: è legge

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Salta il ritorno del redditometro. Dopo le tensioni con la Lega, la premier Meloni ha visto il viceministro Leo e ha deciso di sospendere il decreto. "Nessun grande fratello fiscale", ha garantito la Presidente del Consiglio. Ma ha ribadito che la linea del governo è quella di andare a stanare "i grandi evasori", quei "nullatenenti che girano col Suv e vanno in vacanza con lo yacht" e non certo di mettere il naso nelle spese dei "cittadini onesti". Intanto oggi la Camera ha approvato il decreto Superbonus: è legge.

Le tensioni nella maggioranza

Sul redditometro ha parlato di "figuraccia" il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, chiedendo le "dimissioni" non solo di Leo ma anche del ministro Giancarlo Giorgetti, entrambi "platealmente smentiti" dalla premier. A chiedere di fermare le nuove regole sul redditometro, nonostante i paletti introdotti "a garanzia" dei contribuenti come andava ripetendo Fdi, sono stati comunque prima di tutto gli alleati di governo. Antonio Tajani ha puntato dritto alla "abolizione" del decreto di Leo, ed è stato il primo, pochi minuti dopo l'annuncio dello stop, a dirsi soddisfatto. Mentre Salvini, oggi, nell'ambito del Festival dell'economia di Trento, ha sottolineato: "Il redditometro è eredità del passato. La ricchezza e il benessere non sono il male. Lo stato non deve perseguire in base alle supposizioni. Bisogna incentivare. È un errore di percorso, ampiamente superato".

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Cosa succede ora

Ora servirà un nuovo decreto ministeriale, che dovrà firmare sempre Leo, per sospendere l'applicazione della nuova versione di uno strumento che è "sempre stato residuale", precisa nel frattempo il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, spiegando che viene "utilizzato dall'amministrazione finanziaria quando non ha alcun elemento per ricostruire il reddito di un contribuente, come nel caso degli evasori totali che non hanno presentato la dichiarazione, non hanno redditi, ma dimostrano di avere una significativa capacità di spesa".

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