Reddito di cittadinanza, continuano le polemiche. Proteste davanti all’Inps di Napoli
PoliticaMentre le opposizioni attaccano, il governo difende le sue scelte. Anci ammette: problemi tecnici su post-Rdc, a lavoro con ministero. L’esecutivo starebbe valutando di far partire l’assegno di Supporto alla formazione e al lavoro dopo gli adempimenti formali e non dopo l'effettivo inizio del corso. Stamattina manifestazione davanti alle sede Inps del capoluogo campano: la provincia di Napoli ha il maggior numero di sospensioni
Continuano le polemiche, e i timori di tensioni sociali, riguardo al reddito di cittadinanza. Mentre le opposizioni attaccano, il governo Meloni difende le sue scelte. Secondo la Cgil, "centinaia di migliaia di persone dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni". Ma, in realtà, il numero di coloro che perderanno il sussidio potrebbe essere inferiore rispetto a quello contenuto nella Relazione tecnica alla legge che istituisce l'Assegno di inclusione. L'Anci ha fatto sapere che sono in corso contatti con il ministero del Lavoro per cercare di risolvere alcuni problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il reddito di cittadinanza e l'effettiva verifica sugli aventi diritto (il cui termine ultimo è dicembre): in diversi casi il sussidio, aggiunge, potrebbe quindi essere revocato e poi riattribuito. Intanto, stamattina è andata in scena una protesta davanti alle sede Inps di Napoli. Attimi di panico, invece, a Terrasini (Pa): un uomo di 60 anni, dopo aver saputo che avrebbe perso il sussidio, ha fatto irruzione nella stanza del sindaco cospargendola di benzina e minacciando di dar fuoco a tutto. Poi ha desistito.
Le proteste a Napoli
A Napoli la manifestazione per protestare contro lo stop al reddito di cittadinanza si è tenuta davanti alla sede dell'Inps, in via De Gasperi. La situazione durante la protesta, alla quale hanno partecipato una cinquantina di persone, è rimasta tranquilla. “Per loro evasione e vitalizi, per noi schiavitù”, recitava uno degli striscioni esposti. Il presidio è stato organizzato da Potere al Popolo, insieme al sindacato Usb. Una delegazione dei manifestanti ha poi incontrato il direttore dell'ufficio Inps. "Siamo di fronte all'attacco del governo Meloni ai poveri e al diritto di sopravvivenza", ha detto Giuliano Granato, uno dei responsabili di Potere al Popolo. Ha aggiunto che il direttore dell’Inps di Napoli, Roberto Bafundi, non ha saputo dare risposte sui tempi delle nuove misure che sostituiranno il reddito di cittadinanza perché “dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non è arrivata nessuna istruzione in merito”. Presente al presidio anche Gilda Panico, presidente dell'ordine professionale degli assistenti sociali in Campania. "La confusione ha solo il nome Inps, che ha inviato gli sms in cui dice della presa in carico dei servizi sociali. Purtroppo questa dicitura ha fatto scoppiare i servizi, perché il cittadino va ai servizi sociali ma i Comuni non possono dare risposte", ha detto. Al momento, comunque, non si registrano problemi o situazioni di criticità negli uffici dei servizi sociali del Comune di Napoli.
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Gli sms con la sospensione
I primi sms con la sospensione del reddito di cittadinanza sono arrivati il 28 luglio e sin da subito all’Inps sono arrivate centinaia di chiamate per avere informazioni e chiarimenti in merito ai nuovi requisiti. In base alla nuova normativa, dopo sette mesi non sono più idonei a ricevere il sussidio quei nuclei familiari in cui non ci sono componenti disabili, minori o over 65. Molte delle chiamate sono arrivate da Napoli e dalla provincia, in testa per numero di sussidi. Sono quasi 37mila, ha fatto sapere l'Inps, gli sms con la sospensione arrivati a famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza in Campania: in provincia di Napoli, che è quella con il maggior numero di sospensioni, gli sms sono stati oltre 21.500. Tante anche le persone che già nei giorni scorsi erano andate a protestare nelle sedi dell’Inps o dei Comuni.
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L’allarme dei servizi sociali
Nel messaggio con la sospensione del reddito di cittadinanza, l’Inps invitava gli ex beneficiari a fare riferimento ai servizi sociali in caso di disagio o rivolgersi ai centri per l'impiego in caso di “occupabilità”, ovvero di abilità al lavoro. Dagli stessi servizi sociali che dovrebbero prendere in carica le persone più in difficoltà, però, nei giorni scorsi è arrivato l'allarme sulla carenza di organici: 15.000 sui 30.000 necessari per i nuovi compiti. "C'è il rischio di una bomba sociale", aveva avvertito il sindacato pubblico della Cgil, mentre in Campania si temono aggressioni fisiche. “Si invitano i cittadini a non recarsi presso l'ufficio Servizi sociali senza essere convocati", è l’appello arrivato del Comune di Castellammare di Stabia, grosso centro di oltre 60mila abitanti nel Napoletano. “Il Comune e i servizi sociali non hanno alcuna facoltà di riattivare il reddito di cittadinanza sospeso. Appena riceveranno le istruzioni per farlo, saranno i servizi sociali che, senza necessità di averne richiesta, convocheranno tempestivamente i nuclei familiari in possesso dei requisiti stabiliti dalle norme dello Stato, per avviare la 'presa in carico'”, spiegava ancora il Comune.
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I numeri
Intanto, si discute anche su quante persone sono realmente coinvolte dal cambio di normativa. I numeri di coloro che perderanno il sussidio legato al reddito di cittadinanza, infatti, potrebbero essere inferiori rispetto a quelli contenuti nella Relazione tecnica alla legge che istituisce l'Assegno di inclusione (Adi) dal 2024 per le famiglie in difficoltà nelle quali ci sia almeno un componente minore, disabile o over 60. Secondo la Relazione tecnica, i nuclei che avranno l'assegno di inclusione saranno 697mila (con più immigrati poiché si riduce da 10 a 5 il requisito degli anni di residenza), mentre le persone che avranno lo strumento di attivazione saranno 436mila. Ma il riferimento è a oltre 1,1 milioni di famiglie con il reddito di cittadinanza mentre, anche grazie alla ripresa economica, il numero - secondo gli ultimi dati dell'Inps - si è già ridotto a giugno a circa un milione. Per quanto riguarda la spesa, la Relazione prevede 5.487,3 milioni di euro per il 2024 e 5.644,5 milioni per il 2025 per l'assegno di inclusione, a fronte di oltre 8,7 per il reddito di cittadinanza.
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Le ipotesi del governo
E mentre il governo continua a difendere le sue scelte - bollando come "pretestuose" le proteste delle opposizioni e con il sottosegretario Fazzolari che ha ribadito che "la modifica tutela i fragili" – si pensa anche ad alcuni correttivi. Gli ex beneficiari del reddito di cittadinanza, ad esempio, potrebbero avere l'assegno di Supporto alla formazione e al lavoro (350 euro al mese per un massimo di 12 mesi) non dall'inizio della partecipazione a un corso di formazione, ma una volta esauriti tutti gli adempimenti formali (cioèla firma del patto personalizzato di servizio ai centri dell'impiego, l'iscrizione presso tre Agenzie per il lavoro e l'iscrizione a un corso di formazione). Il governo, secondo quanto si apprende, starebbe valutando questa modifica perché mancano ancora i decreti attuativi che dovrebbero far partire la piattaforma Siisl (Sistema informativo per l'inclusione Sociale e lavorativa) prevista dalla legge che introduce l'Assegno di inclusione in sostituzione del reddito di cittadinanza dal 2024 e il Supporto alla formazione e il lavoro da settembre 2023. In attesa della piattaforma che dovrebbe partire a breve, quindi, potrebbero bastare gli adempimenti formali (e non quindi l'effettivo inizio del corso) per avere diritto all'assegno. L'assegno sarà poi erogato quando partirà effettivamente la piattaforma e i corsi, ma si avrà diritto ad avere gli arretrati. Lo stesso varrebbe anche nel caso in cui chi perde il reddito stia già frequentando un corso di formazione-tirocinio e quindi è già preso in carico dal centro per l'impiego.