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"Numeri - La sfida del voto": i dossier energetici sul tavolo dell'Unione europea

Politica

Bruxelles si appresta ad approvare un piano di risparmio energetico. Sul tavolo c'è ad esempio la riduzione dei consumi elettrici, mentre ancora una volta non ci sono prospettive di accordo sul price cap per il gas. Questo l’argomento al centro dell'ultima puntata del format di Sky TG24 dedicato alle imminenti elezioni politiche, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 19:00 

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Siamo nel mezzo di una settimana decisiva per il dossier energetico. Domani, 14 settembre, la Commissione europea discuterà del taglio obbligatorio sui consumi elettrici, sia per le famiglie che per le imprese, e sulla tassazione degli extraprofitti delle società che producono energia elettrica con fonti diverse dal gas. Non si approverà invece il price cap per il gas, caro alla politica italiana. Questo l’argomento al centro dell'ultima puntata di “Numeri – La sfida del voto”, il format di Sky TG24 dedicato alle imminenti elezioni politiche, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 19:00 (LO SPECIALE DI SKY TG24: VERSO IL VOTO - TUTTI I VIDEO - CASA ITALIA: LE INTERVISTE AI LEADER POLITICI - NUMERI-LA SFIDA AL VOTO - TROVA IL TUO PARTITO: IL QUIZ DI SKY TG24).

Il piano di risparmio energetico italiano e quello europeo

Roma ha già pronto un piano di risparmio energetico nazionale. Tra le misure previste ci sono la previsione dell’utilizzo di quantità maggiori di carbone e gasolio per il funzionamento delle centrali, la riduzione dei consumi e la promozione di comportamenti virtuosi. Si punta a risparmiare 8,2 miliardi di metri cubi di gas. Guardando all’Europa, ci si chiede come potrebbe essere messo in pratica il piano sul tavolo di Bruxelles, con cui si punta a ridurre fino al 10% il consumo di elettricità. Si potrebbe ad esempio dover usare meno elettrodomestici in contemporanea nelle ore di picco, quando il prezzo dell’energia aumenta.

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Il tetto al prezzo del gas

In italia è da mesi che si parla di price cap al gas da acquistare. Cosa significherebbe in pratica avere un tetto al prezzo del gas? Oggi, il costo sul mercato di Amsterdam è arrivato a ridosso dei 200 euro a megawattora. Se l’Europa fissasse il price cap – proposta avanzata più volte in sede europea anche dal premier Mario Draghi - potrebbe dire ai fornitori che non intende pagare il gas più di 50 euro, per fare un esempio. Sarebbe quindi il compratore a fissare prezzo massimo. Con risvolti positivi e altri negativi. L’Europa spenderebbe meno e taglierebbe il costo dell’energia, andando nel mentre a finanziare in misura minore Mosca. Dall’altra parte, la Russia potrebbe decidere di chiudere del tutto i suoi gasdotti, come ha già minacciato di fare, e gli altri produttori di gas (come Qatar e Stati Uniti) potrebbero decidere di vendere le proprie scorte a Paesi extraeuropei disposti a pagare più soldi per i rifornimenti.

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Chi è contrario al price cap

I Paesi più contrari all’ipotesi price cap, più che Olanda e Germania – come spesso si sente dire – sono Slovacchia, Ungheria, Austria e Repubblica Ceca, che dipendono dal gas russo per le proprie scorte più di qualsiasi altro Stato. Budapest e Bratislava ricevono da Mosca l’80% del gas che utilizzano, Vienna e Praga circa il 50%. Ma secondo Alessandro Lanza, professore di Politica Energetica all’Università LUISS, il price cap sarebbe fuori dalle trattative europee soprattutto perché “non è mai stato oggetto di discussione seria, nessuno ha mai capito cosa significasse”. Per fissare un tetto al costo del gas, spiega Lanza, “bisogna mettersi d’accordo con i fornitori, non può essere fissato dai compratori. L'Europa ha perso mesi intorno a una questione che non è mai esistita”. 

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La solidarietà energetica

Un grande tema che attraversa l’Europa è quello della solidarietà energetica: se un Paese rimanesse senza gas, chi glielo darebbe? Quasi assente nel dibattito politico italiano, la questione è più sentita in altre cancellerie. Come a Berlino, dove le forniture di Mosca sono già molto più basse che altrove. Solo due Paesi, Austria e Danimarca, per ora hanno stretto accordi di solidarietà con la Germania in caso di emergenza. C'è poi la Francia, con cui Berlino scambia energia elettrica, fronte sul quale è Parigi ad avere difficoltà. Roma, in questo momento, il gas invece lo ha: si è attrezzata per averlo da altri fornitori - come Algeria, Norvegia e Qatar - e guardando ad esempio ai rigassificatori. 

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Perché l’elettricità è così cara

Negli ultimi mesi è anche il prezzo dell’elettricità a essere aumentato vertiginosamente. È il risultato di un sistema in vigore da anni, per cui il prezzo dell’energia elettrica – generata in diversi modi, dall’eolico al gas – viene determinato sulla base del costo della fonte più costosa con cui produrla, che al momento è proprio il gas. 

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