Un anno di governo Draghi: tutte le tappe, dal Covid al PNRR

Politica

di Jana Gagliardi

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Ecco cosa è accaduto negli ultimi 12 mesi, dall'incarico al premier fino alla rielezione del Presidente della Repubblica

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E' il 3 febbraio del 2021 quando, con poche parole e il viso scuro dopo settimane di tensione politica alle stelle e la crisi del governo Conte in atto, in piena pandemia, il capo dello Stato Mattarella cambia pagina e incarica Mario Draghi di provare a formare un nuovo governo.

Poche ore e arriva il sì del' ex presidente della Bce. Che chiarisce subito, anche lui con poche frasi, quali saranno i punti cardine del suo impegno nell'esecutivo: portar fuori il paese dall'emergenza Covid, rimetter mano al Recovery plan italiano e spedirlo in tempo a Bruxelles per garantire l'arrivo degli oltre 200  miliardi destinati all'Italia, gestire quindi il Pnrr (Piano Nazionale di ripresa e Resilienza) e rilanciare il Paese. Recuperando anche un'immagine nazionale di affidabilità.

Pochi giorni dopo, il 13 febbraio, Draghi giura in un Quirinale semideserto per le regole dettate dalla necessità di contrastare il virus. E fin da subito appare chiaro il tratto distintivo del suo esecutivo: la discrezione operosa.

Il primo mese è di silenzio totale, nel frattempo però parecchie cose vengono rivoluzionate.

Il capitolo pandemia: cambio di passo radicale e acceleratore calcato sui vaccini

 

Il presidente del Consiglio prima cambia il capo della Protezione civile nominando Fabrizio Curcio, subito dopo - voltata pagina rispetto alla gestione Arcuri - fa del generale Francesco Paolo Figliuolo il commissario straordinario per l'emergenza Covid e da lì parte una campagna che porterà l'Italia in pochi mesi ad essere il faro in Europa riguardo alla gestione dei vaccini e della pandemia.

Le prime parole di Draghi da premier in pubblico arrivano proprio in un'occasione dedicata alla campagna vaccinale, quando decide di andare in visita, il 12 marzo, all'hub vaccinale di Fiumicino, e lì, a un Paese già stremato dalle strette che si sono succedute a più riprese per contrastare l'epidemia, compresi i severi lockdown, chiarisce che una luce in fondo al tunne c'è: i vaccini, appunto.

Da lì parte una linea di governo che non subisce mai flessioni, anche a livello comunicativo, e che deve però fronteggiare ancora l'evolversi della pandemia, le varianti, i problemi legati alla comunicazione attorno al vaccino Astrazeneca - quello che comunque lo stesso Draghi fa insieme alla moglie -  le reazioni di una minoranza molto rumorosa come quella dei no vax e no green pass.

La campagna vaccinale, grazie alla struttura messa in campo dal generale Figliuolo accelera subito, le cose cominciano ad andare per il verso giusto e presto si capisce che non si tornerà indietro, il ritmo di vaccinazioni cresce e a maggio si arriva a toccare quota 500 mila al giorno.

Nel frattempo però montano le proteste di alcuni, contro i vaccini ma soprattutto contro il green pass, il certificato verde che diventa necessario per poter svolgere determinate attività ed entrare in alcuni luoghi. Anche a livello europeo, con le restrizioni su viaggi e spostamenti.

Le proteste no vax e no green pass

Quando in agosto arriva l'obbligo di certificato verde per alcune categorie, che poi verrà via via ampliato, cominciano le manifestazioni di piazza. In tutta Italia. Alcune si rivelano dei flop di pubblico, altre no.

A Trieste ci sono proteste al porto, con sit-in dei portuali e idranti in azione per sgombrarli, azione seguita da un vespaio di polemiche. Anche nella piazza simbolo della città, piazza Unità d'Italia, per giorni il cosiddetto popolo no green pass, proveniente anche dall'estero, monopolizza con la sua protesta le cronache.

A Roma si giunge però alla degenerazione che avrà effetti anche giudiziari: la manifestazione del 9 ottobre si porta fino a palazzo Chigi, ci sono disordini, c'è chi tenta l'assalto della zona transennata davanti alla sede del governo, per ore le immagini mostrano qualcosa di diverso da una protesta pacifica fino ad arrivare, nel frattempo, all'assalto di un manipolo di facinorosi fra cui esponenti di Forza Nuova, alla sede della Cgil. Ci saranno arresti, polemiche politiche, strascichi che porteranno anche a un cambiamento nelle regole per le manifestazioni in era Covid.

Draghi tira dritto pur con le difficoltà politiche interne, Lega e 5 stelle restano perplessi o contrari al green pass, e a ridosso del nuovo anno viene introdotto l'obbligo vaccinale per gli over 50.

L'emergenza vera adesso appare ormai lontana, la maggioranza degli italiani è già plurivaccinata e la nuova variante del virus appare meno letale.

Un anno dopo, il 59 esimo consiglio dei ministri dell’era Draghi procede verso ulteriori aperture e chiarisce che l'Italia non tornerà a chiudersi.

Il Pnrr, il contrasto della crisi economica e il rilancio del Paese

Altro cardine per il governo Draghi, l'azione economica. C'è il Pnrr da gestire, all'Italia arriveranno oltre 200 miliardi ma servono i progetti. Il nuovo piano, completamente riscritto, in aprile parte per Bruxelles e la reazione è più che positiva. Come poi certificheranno le parole di apprezzamento per Draghi pronunciate a luglio a Roma da Ursula von Der Leyen e in ottobre da Angela Merkel nel suo saluto a fine cancellierato.

Nel frattempo c'è una crisi devastante, il Covid ha messo ulteriormente in ginocchio il paese e la sua parte produttiva, c'è chi invoca nuove tasse per recuperare fondi, chi invece un taglio fiscale drastico, la linea dell'esecutivo Draghi la chiarisce subito, già il 19 marzo: "Questo non è il momento di prendere, è il momento di dare", dice in conferenza stampa a palazzo Chigi.

Arriveranno quindi una serie di provvedimenti per tagli fiscali, ristori alle aziende, sostegni al mondo del lavoro, semplificazioni. Le tensioni politiche e con le parti sociali ci sono ma gli stessi sindacati più volte parlano di un confronto comunque costruttivo.

Il PIL nel 2021 arriva a crescere del 6,5%, a settembre Draghi lo dice con orgoglio: "L'economia va meglio del previsto".

L'Italia a guida del G20

Tutto questo mentre l'Italia è a guida del G20 e ambiente, clima, energia sono fra gli argomenti centrali.

Il presidente del Consiglio viaggia, le occasioni e gli incontri internazionali si moltiplicano e confermano la considerazione di cui gode la sua figura all'estero.

A Roma a luglio si svolge il G20 della cultura, è il primo nella storia, i leader internazionali vengono ricevuti al Colosseo, poi a Palazzo Barberini. Il plauso internazionale per l'iniziativa è fonte di orgoglio per il ministro Franceschini, che l'ha fortemente voluta.

La situazione internazionale però diventa presto incandescente perché in agosto scoppia la crisi in Afghanistan col ritiro degli Usa: Draghi insiste subito per una gestione collettiva internazionale; quando l'anno a gestione italiana a fine ottobre si chiude a Roma, all'Eur il prestigio internazionale dell'Italia appare evidentemente cresciuto.

Il 26 novembre sempre a Roma c'è la firma del Trattato del Quirinale con la Francia, l'immagine di Draghi e Macron che davanti a Mattarella siglano il documento resta nella storia, così come il volo - insieme - di Frecce Tricolori e Patrouille de France.

L'elezione del Presidente della Repubblica, di nuovo Mattarella

E siamo a ridosso dell'elezione del capo dello Stato.

Per un intero anno si è parlato di Draghi come possibile nuovo presidente, e della sua presunta voglia di Quirinale.

Nella sua conferenza stampa di fine anno, prima di Natale, a domanda specifica Draghi risponde facendo capire che considera impostato il lavoro al governo, che quindi può andare avanti da solo, e dice "Sono un nonno al servizio delle istituzioni".

Viene considerata di fatto una sorta di autocandidatura, parte il marasma delle reazioni politiche coi partiti che si dividono e che ondeggiano anche, alcuni, fra diverse posizioni per settimane.

Il resto è storia, il capo dello Stato è di nuovo Mattarella, il premier ha davanti a sé un altro anno di legislatura e molti progetti e riforme, come quella della giustizia, da portare a termine.

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