Governo Conte in bilico, si tenta la mediazione anti-crisi

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L’esecutivo è appeso a un filo. Italia Viva pronta a staccare la spina ma il M5s non ci sta. Di Maio: "Bisogna trovare squadra, folle toccare premier". Martina (Pd) non esclude il rimpasto. Tra le ipotesi in campo quella di un Conte-ter. Il Colle frena su soluzioni deboli

La settimana dell’Epifania si apre all'insegna dell'incertezza per il destino del governo Conte. Stretto tra l'ipotesi di un nuovo governo avanzata dai due “soci di maggioranza”, M5s e Pd, con Martina che non esclude un rimpasto. Sullo sfondo la minaccia di “staccare la spina” più volte riproposta dal leader di Italia viva Matteo Renzi e la pressione delle opposizioni. Il premier è chiamato alla sua decisione finale: intraprendere la via, non facile, del Conte-ter o pilotare l'esecutivo verso la crisi. Intanto si tentano le ultime mediazioni. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dice: bisogna trovare squadra, folle toccare il premier.

Crisi alle porte

Il Conte-bis è in bilico. Nelle ultime ore prende quota l’opzione di un nuovo esecutivo sempre guidato dall’attuale premier ma con una squadra di ministri diversa. Un accenno di mediazione, secondo alcune fonti di maggioranza, starebbe emergendo. "Si sono prima avventurati in minacce di voto, minacce che sono sterili. Poi si sono affannati a cercare responsabili, ora ci aspettiamo buon senso e responsabilità", sottolinea il capogruppo di Iv al Senato, Davide Farone, traducendo l'input arrivato da Matteo Renzi ai suoi: ci giochiamo la partita a viso aperto e nell'interesse del Paese. "Qualcosa devono fare altrimenti la prossima conferenza di fine anno Conte se la guarda da casa", prevede un big renziano. Tra il 6 e il 7 gennaio, ovvero a ridosso del Cdm per il via libera al Recovery Plan, il leader di Iv chiederà alle sue due ministre di dimettersi. Potrebbe essere quella la miccia per l'avvio dell'iter formale del Conte-ter.

Bonetti: manca una visione, ho le valigie pronte

In un'intervista a la Repubblica la ministra per la Famiglia Elena Bonetti, di Italia Viva, dice: "Le mie dimissioni sono già pronte. Se l'azione politica è in contrasto con i propri principi, smette di essere servizio per diventare semplice esercizio di potere per il potere". Pertanto, "in quel caso lasciare diventa necessario, come atto di coscienza" e se lo dovesse fare "sarebbe perché lo si decide in una squadra e in una comunità, che è quella di Iv". Tanto più se, come dice, "al governo manca una visione”. Insomma, oggi "la palla è in mano a Conte" e "il governo è in attesa di una risposta che il presidente deve dare senza indugiare. Se non si agisce, ad andare in crisi è il Paese".

La posizione delle forze di maggioranza

Nel frattempo, M5S e Pd ("difficile andare avanti senza un chiarimento", avverte Luigi Zanda) attendono la decisione di Conte e, sottotraccia, aumentano il loro pressing per un governo-ter, con annesso rimpasto e con qualche seria concessione a Renzi. Nelle ultime ore sono arrivate le parole di Luigi Di Maio riportate dal Corriere della Sera: "Spingere al voto il Paese nel pieno della terza ondata sarebbe un fallimento" perché "rischiamo di compromettere i fondi del Recovery. Senza quei 209 miliardi l'Italia è morta, non c'è futuro. Se si va a votare il Recovery rischia di saltare”. Secondo Di Maio, "il Movimento ha una responsabilità di governo e deve onorarla a differenza di quanto hanno fatto altri in passato, non può consegnare il Paese in mano a chi diceva che la mascherina non serve" pertanto "Conte va difeso, metterlo in discussione è folle”. E con un obiettivo principale: "Si trovi una quadra, siamo persone adulte, una nazione come l'Italia non può essere ostaggio di queste cose”.

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Cosa succede ora

Nelle prossime ore, il capo dell'esecutivo, per evitare una crisi al buio nel mezzo della pandemia, dovrà certificare alcune modifiche nel Piano di Ripresa e Resilienza. A partire dalla cancellazione della fondazione per la cybersecurity presente anche nell'ultima bozza del piano. Tuttavia, per placare l'offensiva di Renzi, non basterà. La delega ai Servizi, in uno schema che vede il sorgere del Conte-ter, dovrà essere ceduta, se non ad un esponente politico, ad una personalità terza che Conte considera di sua fiducia. E poi c'è il dossier rimpasto, esplicitamente citato da Maurizio Martina. "Non capisco perché dovremmo escluderlo a priori", spiega l'esponente Dem. Ed è un assunto che, nel Pd trova in tanti d'accordo. Le dichiarazioni di Martina rimbalzano nelle stesse ore in cui, da più fonti di maggioranza, si parla di una mediazione al fotofinish tra Conte e Renzi. Mediazione che Palazzo Chigi non conferma, così come fonti di Iv negano che, almeno fino al tardo pomeriggio, ci sia stato un contatto tra il premier e il leader di Iv.

La posizione del Quirinale

Per Conte l'operazione Responsabili è fallita. Non la volevano il Pd e parte del M5S, non la voleva il centrodestra più dialogante e, forse, era difficile da spiegare anche al Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella, osservano fonti parlamentari, ritiene che di fronte ad un'emergenza come quella pandemica servano un governo con una maggioranza solida e un vero programma e non soluzioni solo per evitare il voto. Voto che, al Quirinale, non si è mai negato. L'alternativa al Conte-ter, in teoria, potrebbe essere quella di un governo istituzionale ma non fino al 2023, bensì fino ad elezioni politiche da tenersi prima di luglio. Ed è una strada che Conte, forse, non esclude a priori. A quel punto, una sua discesa in campo rientrerebbe nella logica. Con una sua lista o persino come candidato premier del M5S.

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