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M5S, Giarrusso rischia provvedimenti disciplinari per donazioni ricevute da lobbisti

Politica
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Il caso è scoppiato dopo una puntata di “Report” in cui si fa riferimento al fatto che l’eurodeputato siciliano, ai tempi della campagna elettorale per le Europee del 2019, abbia ricevuto alcune donazioni - tra l'altro superiori ai 3mila euro consentiti da un vademecum interno - da tre imprenditrici che sarebbero legate a lobby. La vicenda è stata segnalata ai probiviri del Movimento. La difesa: "Sono sempre stato trasparente"

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Nel M5S scoppia il caso Dino Giarrusso. Tutto è nato da una puntata di “Report” in cui si fa riferimento al fatto che l’eurodeputato siciliano, ai tempi della campagna elettorale per le Europee del 2019, abbia ricevuto alcune donazioni - tra l'altro superiori ai 3mila euro consentiti da un vademecum interno - da tre imprenditrici che sarebbero legate a lobby. Ora il pentastellato è stato segnalato ai probiviri del Movimento e rischia provvedimenti disciplinari. Sono “sempre stato trasparente”, si difende lui.

I finanziamenti sotto accusa

Il caso, quindi, riguarda i contributi personali che l’ex inviato delle Iene ha ricevuto per la sua campagna elettorale del 2019. Secondo la trasmissione “Report”, i soldi sarebbero arrivati da tre imprenditrici che sarebbero legate a lobby: la ceo di una società di lobbying, la moglie di un noto imprenditore del settore farmaceutico e una srl della provincia di Catania (Promedica). In particolare, si parla di 4.800 euro donati dalla lobbista Ezia Ferrucci, socia della Bdl lobbying srl, e di una cifra simile arrivata da Carmela Vitter, moglie di Piero di Lorenzo, titolare, amministratore delegato e presidente della Irbm di Pomezia. Altri soldi sarebbero poi arrivati da Promedica, srl di San Giovanni La Punta.

Le reazioni

Dopo quanto raccontato da “Report”, Giarrusso rischia provvedimenti disciplinari. Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, ha segnalato il caso al collegio dei probiviri, che dovranno svolgere delle verifiche. Nel vademecum del M5S per le Europee del 2019 si legge che ogni candidato “non può accettare donazioni da parte di uno stesso soggetto complessivamente superiori a 3.000 euro”. “Stando alle regole interne, Giarrusso non avrebbe potuto accettare quel finanziamento”, hanno fatto notare fonti del Movimento. “La questione è molto grave, va fatta chiarezza”, hanno detto all’Adnkronos fonti del collegio dei probiviri. Non è solo una questione di rispetto del regolamento, sul quale si può anche sbagliare, ma una questione “etica”, hanno aggiunto altre fonti. Ignazio Corrao, parlamentare Ue del Movimento 5 stelle, ha parlato di “un caso unico e senza precedenti”. A “memoria mai nessuno di noi ha ricevuto un euro da un lobbista”, ha sottolineato.

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La difesa di Giarrusso

Riguardo al vademecum, Giarrusso si è giustificato così all’ Adnkronos: “È un vademecum interno, legato solo alle Europee, che onestamente mi era sfuggito. Ho comunque comunicato tutto, in piena trasparenza, sia al nostro comitato interno che naturalmente agli organi previsti dalla legge e nessuno ha avuto nulla da ridire su questo”. Giarrusso ha affidato la sua difesa anche a un video pubblicato su Facebook, in cui si dice “molto tranquillo”. “Il finanziamento è assolutamente regolare. L’ho accettato solo dopo aver saputo che nel 2018 la stessa Ferrucci ha finanziato allo stesso modo la campagna elettorale di tutto il M5S” donando 4mila euro al Comitato elettorale per le Politiche, ha spiegato mostrando dei documenti. E ha aggiunto: “Ho rispettato le regole del M5S e la legge. Farò chiarezza agli organi di garanzia, di cui mi fido ciecamente”. L’eurodeputato ha rivendicato di essere "sempre stato trasparente". Intervistato da “Report”, ha detto di non conoscere la professione della ceo di Bdl lobbying srl. “Se lo avessi saputo ci avrei pensato un attimo”, ha ribadito. E ancora: “Io odio il fumo, non ho nulla a che fare con la lobby del tabacco. Ho pensato solo: se questa persona ha finanziato tutti gli eletti alle Politiche del 2018, potrà finanziare anche me”. Il riferimento è al fatto che tra i clienti della Bdl - che, come si legge sul suo sito si occupa della “gestione dei rapporti con gli Organi Istituzionali e con diversi decisori pubblici nazionali e comunitari” - ci sono la multinazionale del tabacco British American Tobacco, quella farmaceutica Bracco, la multiutility bolognese Hera e anche la Adler Plastic, fabbrica che si occupa della produzione e lavorazione di gomma e materie plastiche.