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Commissione banche, Lannutti rinuncia dopo la bufera sul figlio

Politica

La notizia, anticipata da Di Maio, è stata confermata dal senatore che era candidato alla presidenza della commissione di inchiesta sul sistema bancario. Ma precisa: "La decisione non dipende dalla posizione lavorativa di mio figlio"

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Slitta l'elezione del presidente della commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche, prevista inizialmente per il 19 dicembre. L'intesa però sembra più vicina. La novità? Il senatore pentastellato Elio Lannutti, candidato forte per la presidenza della commissione d’inchiesta, ha scelto di fare un “passo di lato”. Dopo la bufera scoppiata sul caso del figlio -  impiegato alla Popolare di Bari -  e la conseguente dura opposizione alla sua nomina portata avanti da Pd e Iv, Lannutti si è fatto da parte. La scelta, annunciata da Di Maio, è stata confermata dal senatore attraverso un post su Fb: "Ora la commissione parta il prima possibile".

Lannutti: basta alibi

Sui social, il senatore smentisce che la sua scelta sia stata condizionata dalle accuse di presunto conflitto di interessi dato che, proprio mentre Lannutti senior stava per diventare presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario, si scopriva che il figlio Alessio lavora per la banca al centro dell’ultimo intervento di salvataggio dello Stato. . "L'unica ed esclusiva ragione che mi ha spinto a compiere questo passo è stata quella di non fornire più alcun alibi: la commissione deve assolutamente partire, il prima possibile". C’è chi sostiene comunque che il senatore fosse provato dagli attacchi rivolti al figlio e abbia quindi agito anche per proteggerlo.

La tregua

Il caso Lannutti aveva comunque agitato le acque all'interno delle forze che compongono la maggioranza di governo. Immediate, dopo la candidatura alla presidenza della commissione d'inchiesta sul sistema bancario, erano scattate le accuse di conflitto di interessi da parte di Italia  Viva e Pd, che non dimentica il caso di qualche mese fa legato alla condivisione su FB di un post antisemita.

Il segno di una relativa tregua nell’esecutivo è arrivato all'indomani dell'incontro a Roma dei pentastellati con Beppe Grillo. Ora Conte può guardare con una certa fiducia a quell'aggiornamento dell'agenda di governo che, nei piani di Palazzo Chigi, servirà anche a rilanciare la maggioranza.