Radio Radicale, M5s: sì alla concessione, ma solo con vera gara

Politica
Radio Radicale a Roma in una foto del 2 maggio 2019 (Ansa)

Il Movimento, in accordo con la Lega, ha presentato una mozione che punta a indire una gara oltre che a "mettere in sicurezza e digitalizzare gli archivi" dell'emittente radiofonica

Svolta sul caso di Radio Radicale. Il M5s, in accordo con la Lega, ha presentato una mozione che impegna il governo su due fronti. Il primo, annuncia il Movimento, “è volto a non rinnovare la concessione senza una vera gara”. Il secondo, invece, punta a “mettere in sicurezza e digitalizzare gli archivi di Radio Radicale, che rappresentano una risorsa preziosa”.

M5s: radio privata non può stare in piedi solo con soldi pubblici

I pentastellati sottolineano che “nessuno vuole chiudere la radio”. Ma precisano: ”Vogliamo affermare che una radio privata, tra i cui soci c'è una holding finanziaria, la Lillo SpA, che vale 2 mld di euro non può stare in piedi solo grazie ai soldi delle vostre tasse, soldi pubblici”. I pentastellati sottolineano poi che nessuno mette in dubbio che la radio abbia svolto “un servizio importante finora”, ma che “sarebbe bello che qualcuno smettesse di accusare per partito preso e iniziasse a diffondere i dati veri". Per il Movimento, infatti, Radio Radicale “è una radio privata, di partito (più del 62% delle quote è dell'Associazione politica Lista Marco Pannella), che lo Stato italiano ha finanziato fino ad oggi, per quasi 30 anni, con 250 milioni di euro".

La vicenda di Radio Radicale

Lo scorso 21 maggio gli emendamenti al decreto crescita che chiedevano di prorogare la convenzione all’emittente radiofonica - ormai scaduta - erano rimasti inammissibili perché il Movimento 5 Stelle si era detto contrario. D’accordo, invece, tutti gli altri gruppi, a partire dalla Lega, ma serviva l'unanimità. Erano stati diversi gli emendamenti al dl sul tema, tra cui quello del Carroccio, a prima firma di Massimiliano Capitanio, che puntavano a una proroga di sei mesi, prima di una nuova gara. Molte anche le proteste dopo lo stop. Mentre, nei giorni precedenti, Roberto Giachetti - esponente del Pd con un passato nel Partito Radicale - era stato ricoverato a Roma con segni di disidratazione e ipotensione dopo 83 ore di digiuno per oltre tre giorni di sciopero della fame e della sete per salvare Radio Radicale.

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