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Dl Crescita atteso in Cdm. Governo diviso sul Salva Roma. Lega: non voteremo nessuna norma

Politica

Il Carroccio chiede lo stralcio della norma sul debito della Capitale. Lega contraria, ma il M5s non arretra e punta a inserirla nel dl crescita. Viceministro Castelli: "I Comuni vanno salvati tutti, i problemi sono diversi", a ciascuno serve "sua cura"

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Alla vigilia del Consiglio dei ministri del 23 aprile, chiamato a dare il via libera (questa volta "con intese") al decreto crescita, si riaccende lo scontro su una delle norme più controverse del dl, la "Salva Roma". Ed è uno scontro tutto elettorale con la Lega che punta ad un'intesa immediata che riguardi tutti i Comuni, con il M5S che già da giorni ha aperto ad una simile soluzione ma non subito, piuttosto in fase di conversione del provvedimento. A tenere "caldo" il clima resta il caso Armando Siri, sul quale il Movimento non ha intenzione di mollare la presa. E, nelle prossime ore, il premier Giuseppe Conte potrebbe convocare il sottosegretario leghista per un incontro chiarificatore.

Lega: non voteremeo nessun "salva Raggi"

Ad aprire la Pasquetta a sfondo elettorale è Matteo Salvini, da Pinzolo. "O tutti o nessuno. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B", è la stoccata che il vicepremier piazza sul Salva Roma, accompagnandola dal consueto attacco a Virginia Raggi: "Non mi pare che a Roma ci sia un sindaco che abbia il controllo della cittaà", sottolinea. "Non c'è sempre bisogno di un nemico, i Comuni vanno salvati tutti" ma "i problemi sono diversi" e a ciascuno serve "la sua cura", è la replica, a stretto giro, del viceministro dell'Economia Laura Castelli.

E il viceministro qualche ora dopo ribadisce: "Sui Comuni per me non c'è nessuna guerra con gli alleati. Nel Dl Crescita, in conversione verranno inserite norme utili a risolvere le problematiche di molti Comuni, ma in tanti casi non serve una norma di legge". Ma Salvini vuole un accordo immediato in Cdm, su tutti i Comuni, o "non voteremo la norma Salva-Raggi", promettono i leghisti. Non solo, fonti del partito di Salvini spiegano come, in caso di accordo, il salva Roma non sara' inserito nel decreto ma solo in sede di conversione assieme alle norme per gli altri Comuni. E l'insistenza della Lega innesca l'ira del M5S. "La Lega parla del Salva Roma per nascondere il caso Siri", attacca.

M5s Roma: "Lega restituisca i 49 milioni"

Dura la risposta del capogruppo pentastellato in Campidoglio Giuliano Pacetti, che in un post su Facebook chiede al leader del Carroccio di restituire i 49 milioni di rimborsi elettorali, oggetto di un sequestro da parte del Tribunale di Genova. 

Cosa prevede il Salva Roma

Il cosiddetto "Salva Roma" (che il M5S chiama volutamente "Salva Italia") è l'operazione annunciata sul debito storico di Roma dalla sindaca Virginia Raggi e dal viceministro dell'Economia Laura Castelli il 4 aprile scorso. Si tratta dell'intenzione di chiudere nel 2021 la struttura commissariale (definita dalla sindaca Virginia Raggi "una sorta di bad company") dipendente da Palazzo Chigi che gestisce da anni tutti i debiti accumulati dalla Capitale fino al 2008, debiti arrivati al momento a quota 12 miliardi. Secondo il M5S questa azione non comporterebbe oneri maggiori per lo Stato e per gli italiani, anzi produrrebbe dei risparmi e risorse in più a disposizione. Al momento per ripagare i debiti di Roma nella gestione commissariale già confluiscono fondi statali (pari a 300 milioni ogni anno) insieme a fondi comunali (pari a 200 milioni). Chiudendola, la gestione di questi debiti passerebbe al Comune. I risparmi - stimati secondo gli ideatori di questa manovra in 2 miliardi e mezzo - deriverebbero dalla rinegoziazione dei mutui con le banche da parte dello Stato e da una ricognizione del piano di rientro del debito. Tali fondi nelle intenzioni di Raggi potrebbero essere utilizzati anche per ridurre l'Irpef, attualmente tra le più alte a Roma.

Lo Stato si farebbe carico di una parte dei debiti

La norma è stata messa a punto da tecnici del Governo con la collaborazione del Campidoglio. Obiettivo: individuare "una strategia finanziaria il cui primo scopo è la messa in sicurezza del piano di rientro fino al 2048. Si dà piena copertura ai 12 miliardi di debiti e quindi si garantiscono pagamenti certi a cittadini, imprese e istituti di credito". Per scongiurare la crisi di liquidità della gestione commissariale prevista a partire dal 2022, con possibili ripercussioni sul bilancio di Roma Capitale, lo Stato si farebbe carico di una parte dei debiti finanziari compensandoli "con una riduzione minima del contributo statale destinato ogni anno al 'commissario'". Nei prossimi tre anni, entro il 2021, verrebbe fissato in via definitiva il debito residuo. Poi si procederebbe alla chiusura della gestione commissariale.