In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Autonomia differenziata delle regioni: i risultati del sondaggio

Politica

Paola Baruffi

L’autonomia regionale differenziata raccoglie il consenso solo del 20 per cento degli intervistati, concentrati soprattutto nel Nord Est. Tutti i dati del sondaggio Quorum/Youtrend diffuso durante “Il Confine”

Condividi:

La maggioranza degli italiani è contraria a concedere l’autonomia regionale differenziata alle regioni più ricche. È quanto emerso dal sondaggio realizzato in esclusiva per Sky Tg24 dall'istituto di ricerca Quorum/YouTrend e diffuso durante la trasmissione “Il Confine”.

L'autonomia regionale differenziata. Cos'è e chi l'ha chiesta

Le “regioni più ricche” che chiedono l’autonomia sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Di cosa si tratta? Di una possibilità introdotta nella Costituzione con la riforma del Titolo V. In virtù dell’articolo 116 le Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta al governo possono avere l’autonomia su 23 materie sulle quali al momento esercitano la propria competenza, in concorrenza, sia Stato che Regioni. Si va dall’istruzione alla salute alle grandi reti di trasporto e navigazione, solo per citarne alcune.

Una prima intesa tra lo Stato e le tre regioni era già stata siglata con il governo Gentiloni e riguardava cinque materie. Oggi Lombardia e Veneto la chiedono su tutte le 23 possibili, l’Emilia Romagna solo su 15.

Le ragioni delle Regioni

Per capire quali siano le ragioni di chi chiede l’autonomia siamo andati in Emilia Romagna dove tra le competenze chieste c’è quella sull’istruzione. L’esigenza per loro è quella di poter programmare gli investimenti. Oggi, ci hanno spiegato, sapere quanti fondi lo Stato metterà a disposizione del territorio per investire sulle scuole è praticamente impossibile. I fondi per il 2018 sono stati resi noti solo a fine anno e ancora non sanno quanto potranno spendere nei prossimi tre anni. Come fare allora a programmare, per esempio, gli interventi per rendere gli edifici antisismici?

Un po’ diversa è la posizione, su questo tema, di Lombardia e Veneto che vorrebbero un’autonomia un po’ più ampia, che potrebbe arrivare, nel caso della scuola, a contemplare la possibilità di avere degli insegnanti dipendenti della Regione e forse di aumentare loro anche lo stipendio.

E' la secessione dei ricchi?  

Per questa autonomia si è parlato di “secessione dei ricchi”. Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, da sole fanno il 40 per cento del Pil nazionale. Se andasse in porto, per i primi anni lo Stato dovrebbe dar loro da gestire esattamente i soldi che spende ora su quei territori, per quelle competenze. Dopo il primo anno però bisognerà stabilire un criterio per parametrare i fabbisogni e su questo per ora ci sono solo ipotesi. L’unica cosa certa al momento è che il governo non ha accolto la richiesta delle regioni di parametrare il fabbisogno al gettito, cioè più tasse incassi più soldi ti rimangono.

La maggioranza gialloverde e l'autonomia

Il tema dell’autonomia è stato inserito nel contratto di governo tra Lega e M5s, ma la distanza tra le due formazioni è netta e si riflette anche nei risultati del nostro sondaggio tra gli elettori dei due partiti. Tra gli elettori M5s è stato quasi un plebiscito, il 97,6% si è dichiarato contrario, mentre l’elettorato della lega si è diviso a metà.

La netta maggioranza dei sì è concentrata al nord, soprattutto nel nord est. Mentre gli elettori del sud Italia, abitanti di regioni che temono di essere danneggiate dall’autonomia del Nord si sono detti in gran parte contrari.