Autonomia, primi passi in Cdm. Salvini tranquillizza M5S: “No cittadini serie A e B”

Politica

Chiusa la fase tecnica “con un giorno di anticipo”, dice la ministra Stefani. Il vicepremier: “Prossima settimana vertice politico. È un passaggio storico, nessuno perderà una lira”. Ottimisti Zaia e Fontana, critico il M5S 

Il Consiglio dei ministri ha avviato il percorso delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna verso le autonomie differenziate (LA VITTORIA DEL Sì AL REFERENDUM). Un percorso che dovrebbe portare ad attribuire a queste Regioni una serie di competenze che incidono sulla vita dei cittadini: dalla scuola, alla sanità, dalle casse di risparmio fino alla sicurezza sul lavoro. Una novità che spaventa i residenti del Sud, che temono il venir meno di risorse che assicurano i servizi di base. “Non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Chi dice queste cose non ha letto” le bozze delle intese tra Stato e le tre Regioni, ha assicurato Matteo Salvini lasciando Palazzo Chigi. E ancora: “Si tratta di un passaggio storico: nessuno perderà una lira”. Il riferimento è a un dossier critico preparato dai gruppi parlamentari del M5S. “Io ultimamente i dossier li vedo sempre in ritardo, quindi chiedetelo a chi lo ha fatto”, ha scherzato il ministro dell’Interno. Poi ha aggiunto: “Chi spende meglio avrà servizi più efficienti, risparmierà e avrà così i soldi per dare di più ai cittadini”. Salvini ha spiegato che la “prossima settimana ci sarà un vertice politico” sull'Autonomia. “Oggi tutti i ministri hanno dato il loro contributo. Stiamo valutando come coinvolgere il Parlamento”, ha concluso.

Stefani: “Confronto in Parlamento prima della firma”

Dopo il Cdm ha parlato anche Erika Stefani, ministra per gli Affari regionali. “Con un giorno di anticipo abbiamo chiuso la fase tecnica. Tutti i ministeri hanno dato il loro contributo. L'impianto generale e la parte finanziaria delle intese sono chiuse con il via libera del Mef. Già questa settimana si riunisce il tavolo del governo sull'autonomia per formulare la proposta definitiva per le Regioni per arrivare alla firma delle intese”, ha detto. E poi ha spiegato: “Ci sarà un confronto in Parlamento prima della firma" delle intese con le Regioni, “è difficile che i ddl siano emendabili dopo l'intesa”. Anche Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha assicurato: “Il testo finale" sulle autonomie "verrà vagliato dalle Camere, che saranno coinvolte in maniera adeguata nell'iter di approvazione, con i modi e i tempi che il Parlamento riterrà opportuno". Poi ha aggiunto: "Con il modello autonomista che abbiamo in mente renderemo le amministrazioni locali più efficienti a vantaggio di tutto il sistema-Paese, rispettando il principio della coesione nazionale alla base di qualunque meccanismo di compartecipazione tributaria".

L’ottimismo dei governatori

La trattativa tra lo Stato e le tre Regioni è stata avviata dal governo Gentiloni pochi giorni prima della fine della legislatura, il 28 febbraio 2018, ed è stata portata avanti in questi mesi dalla ministra Stefani: oggi ha portato in Consiglio dei ministri le bozze delle tre intese dopo il via libera del ministero dell'Economia. Il tema di fondo sono le risorse finanziarie che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna reclamano per gestire le nuove competenze: 23 quelle richieste da Veneto e Lombardia, 16 quelle reclamate dall'Emilia. Zaia ha detto che sono state accolte il 70% delle richieste, ma che resta da trovare l'intesa su temi importanti come "le autostrade, le concessioni in generale, la cultura e l'ambiente e, ovviamente, la sanità". Ma il governatore si dichiara un "inguaribile ottimista": "Abbiamo fatto passi importantissimi". Ottimismo anche dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, che ha parlato di un “nuovo e importante risultato”. Molto più cauto il governatore dell'Emilia, Stefano Bonaccini: "Un passo avanti, ma non certo quello conclusivo, per un'intesa che va ancora trovata. Personalmente non mi sono mai impiccato alle date e quindi aspetto".

Le reazioni politiche

E se il confronto tra le istituzioni prosegue, la situazione tra i partiti è più tesa. Nella maggioranza, il M5S ha fatto sentire la propria inquietudine con il presidente della Commissione Cultura Luigi Gallo: "Tutta questa fretta e riservatezza nel definire una trasformazione epocale non ha alcun senso. Il dibattito sull'autonomia differenziata va reso pubblico e va parlamentarizzato". E i gruppi di Camera e Senato del M5S, come detto, hanno preparato un dossier sul tema dell'Autonomia molto critico sul modo in cui si sta procedendo, in cui si sottolinea il rischio che si creino "cittadini di serie A e di serie B" se prima delle intese non si definiscono i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da assicurare ai cittadini di tutte le regioni. Una posizione enunciata anche da Leu, con Roberto Speranza, e da Nicola Zingaretti, nella duplice veste di governatore del Lazio e candidato alla segreteria del Pd. I Dem hanno al loro interno i favorevoli, come i governatori Bonaccini e Chiamparino, e i contrari come i governatori del Sud, a partire da Vincenzo De Luca. Stesso scenario per FI, con Giovanni Toti favorevole e Mara Carfagna che ha invece messo in guardia dai rischi di "forzature inaccettabili". Silvio Berlusconi tenta una sintesi: "Siamo favorevoli a una maggiore autonomia ma teniamo in grande considerazione le ragioni del Sud".

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