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Berlusconi contro il decreto dignità: “E’ contro le aziende”

Politica

“Il decreto non è un volano per creare occupazione, al contrario è una zavorra” dice il leader di Forza Italia in un intervento sul Corriere della Sera. “Per difendere l' occupazione sarebbero necessarie misure come il taglio del cuneo fiscale”

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“Per difendere l’occupazione sarebbero necessarie misure come il taglio del cuneo fiscale”, invece, “il modello che i Cinque Stelle vorrebbero imporre è rigido, burocratico, ottocentesco. Le imprese che vogliono assumere non sono messe in condizione di farlo perché con le nuove regole ci sarebbero conseguenze insostenibili”. Il decreto dignità “non è un volano per creare nuova occupazione, al contrario è una zavorra”. Parla così al Corriere della Sera il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, che si dice preoccupato dal decreto dignità – approvato dal Cdm il 2 luglio - che tra gli obiettivi si pone la lotta al precariato. (LA SCHEDA).

Lavoro nero

“Gli imprenditori – continua Berlusconi - sono visti come pericoli pubblici da sorvegliare e punire, invece che come creatori di opportunità e ricchezza, e io so di interpretare il grido di rabbia e di dolore di tante imprese, di fronte a norme che non serviranno a creare più lavoro stabile, che non si è mai visto creare per decreto, ma saranno invece un incentivo al lavoro nero e alla fuga verso l'estero, nei paesi dove il mercato del lavoro è più libero e dove non per caso la disoccupazione è un terzo di quella italiana”.

Torna il peggio della sinistra dirigista

La bocciatura di Berlusconi è netta: "Torna il peggio della sinistra dirigista". Diretto anche l’attacco che sferra al vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio: “Vuole regolare per decreto una cosa che non ha mai conosciuto, il mondo del lavoro. Non avendo idee originali, rispolvera ricette vecchie che sono fallite in tutto il mondo: sembra incredibile ma il ministro del Lavoro ripropone nel 2018 soluzioni vetero-comuniste già sconfitte nel '900 e alle quali non credono più nemmeno i sindacati seri. Un errore clamoroso, perché in questo modo non si riduce la flessibilità, si riducono i posti di lavoro, e si scoraggiano i contratti regolari a vantaggio del lavoro nero. Chi ha scritto il decreto certo non conosce l' economia reale come chi lavora e chi fa impresa".