Dopo il caso della bandiera del Kekistan in Piazza Duomo, siamo andati a spulciare tra i meme più condivisi su 4Chan e Telegram, canali usati per creare materiale a supporto di Trump, Marine Le Pen e AfD. Tra satira scorretta, propaganda politica e immagini razziste
Un vessillo nazista in Piazza Duomo per il comizio di Matteo Salvini? Nei giorni scorsi alcune testate online hanno rilanciato la foto di un gruppo di ragazzi con una bandiera contenente presunti riferimenti alla svastica nazista. La bandiera è però inventata, nata e diffusa in rete per poi materializzarsi in diverse piazze in giro per il mondo. Si tratta del Kekistan, meme nato nel 2015 sul sito di bachehe 4Chan e spesso utilizzato per prendere in giro coloro che sarebbero pronti ad additare come “nazista” qualsiasi cosa, anche un simbolo di cui non conoscono le origini.
Secondo Luca Donadel, Youtuber diventato famoso per un video sulle Ong nel Mediterraneo, l’operazione di Piazza Duomo è riuscita alla perfezione, visto che molti siti ci sono cascati. Eppure, come notano altri osservatori, è riduttivo liquidare i meme a semplice “goliardia” o “trollata” (per restare nel linguaggio dei siti come 4Chan). Il Kekistan, così come Rana Pepe e altri simboli virali, ormai hanno assunto una precisa connotazione politica: negli Stati Uniti per il movimento alt-right, in Europa per i cosiddetti identitari. Un posizionamento che è sempre più spesso utilizzato anche per scopi di propaganda politica, come risulta da un’indagine realizzata da SkyTg24.it.
Cos’è la guerra dei meme
Nelle ultime elezioni negli Stati Uniti, Francia e Germania, diversi gruppi attivi online hanno lanciato una “guerra dei meme”, ovvero la creazione di immagini pensate per diventare virali a sostegno dei candidati e partiti anti-sistema (Donald Trump) e di destra (Marine Le Pen in Francia, AfD in Germania). La “guerra” parte in maniera ironica, ma sempre più spesso viene piegata a scopo di mobilitazione giovanile e propaganda digitale. E’ successo così negli Stati Uniti, dove, come ha raccontato questa lunga inchiesta del magazine Politico, i meme creati dagli alt-right con Pepe la Rana, il Kekistan e altri ancora hanno svolto a favore di Trump un ruolo simile a quello avuto dei messaggi “hope” nella prima campagna di Obama del 2008.
La “guerra delle immagini” è stata poi riproposta anche per le elezioni in Francia (vedi articolo Nytimes e SkyTg24) e in Germania (vedi Buzzfeed), riscuotendo però meno successo per via dei contesti culturali. politici e linguistici molto diversi.
Propaganda per Salvini
Il successo modesto avuto in Francia e Germania non ha però impedito ad alcuni utenti di provare a portare la mobilitazione anche in Italia, attraverso il rilancio di immagini, grafici e materiali di propaganda su 4Chan e su gruppi privati di Telegram. Spesso ad aprire le bacheche sono utenti italiani che affermano esplicitamente di appoggiare Matteo Salvini. Vengono anche indicati gruppi su Telegram, dove si parla per lo più in Italiano, (mentre su 4Chan la lingua primaria è l’inglese e gli utenti sono internazionali). Sulle bacheche vengono condivisi materiali di propaganda, come ad esempio articoli, video interviste a esponenti della Lega, oltre a guide per spiegare agli stranieri le differenze tra i diversi partiti o i punti più importanti da diffondere online. Insomma, vero e proprio materiale di propaganda, non solo immagini divertenti. Le risposte che arrivano dagli utenti stranieri spesso tirano fuori i meme più noti, come Pepe La Rana e il Kekistan; in altri casi si prendono in giro gli esponenti più in vista dei partiti di sinistra o del M5S; in altri ancora si rilanciano le immagini della pagina Facebook “Dio Imperatore Salvini” che prova a imitare quella più di successo di God Emperor Trump.
Violenza, razzismo e impatto
In diversi casi, poi, si trovano immagini violente, omofobe o razziste, come ad esempio infografiche su “quante malattie hanno portato gli stranieri in Italia” oppure immagini cruente con pestaggi ai danni di persone di colore.
Dopo la sparatoria a Macerata, diverse bacheche riproducevano “meme” pro-Traini attingendo all’immaginario dei videogiochi o dei film di guerra più noti.
A differenza degli Stati Uniti, l’impatto di questi meme non sembra ancora molto rilevante in Italia. Come spiegava il New York Times a proposito della Francia, non è facile tradurre i meme da un paese all’altro: non è soltanto una questione linguistica, ma anche culturale. Sarà per questo che - se si esclude la bandiera in Piazza Duomo - molti dei meme visti su 4Chan e i gruppi Telegram non hanno avuto nessuna diffusione virale nelle ultime settimane.