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Elezioni 2018, altri 2 candidati massoni nel M5S: "Fuori dal gruppo"

Politica

Dopo il caso Vitiello, anche Piero Landi, in lista in Toscana, e Bruno Azzerboni, che corre in Calabria, avrebbero omesso di aver fatto parte di una loggia massonica sottoscrivendo la candidatura. Il Movimento: “Inibito uso del simbolo: pronti a chiedere risarcimento”

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A pochi giorni dal caso di Catello Vitiello, tra le liste del M5s in vista dell’election day del prossimo 4 marzo (LO SPECIALE) sono emersi altri due candidati che avrebbero fatto parte di logge massoniche. Il Movimento ha annunciato che i due “sono fuori” e gli sarà chiesto di rinunciare al seggio in caso di elezione. Dopo la vicenda analoga di Vitiello, già estromesso da Luigi Di Maio nei giorni scorsi, ora spuntano fuori i nomi di Piero Landi e Bruno Azzerboni. Il primo è candidato in Toscana, mentre il secondo corre nell’uninominale in Calabria. "Al momento della sottoscrizione della candidatura”, scrive il M5s, “ Azzerboni e Landi non ci hanno informato, non hanno detto la verità. Per questa ragione non possono stare nel Movimento 5 Stelle e sempre per questo motivo gli sarà richiesto di rinunciare al seggio”. Il M5s si riserva anche il diritto di "agire nelle opportune sedi al fine di risarcire eventuali danni di immagine”.

Azzerboni: no bugie, massoneria capitolo chiuso 

"Io ero massone. Non ho frequentato dal 2017 la massoneria ed ho chiesto l'assonnamento al fine di uscirne dal gennaio del 2018”, si è difeso Bruno Azzerboni. “Non ho detto alcuna bugia al Movimento Cinque stelle perché per me la massoneria è un capitolo chiuso e credevo che il passato non contasse”. In tutti i casi - ha aggiunto il professore dell'Università di Messina - accetto qualunque decisione il movimento abbia deciso di adottare".

Il caso Vitiello

Solo tre giorni fa in casa M5s c’era stato un caso analogo. Catello Vitiello, candidato del Movimento alla Camera nel collegio uninominale di Castellammare di Stabia, è finito al centro di polemiche per essere stato iscritto alla loggia massonica napoletana "La Sfinge" collegata al Grande Oriente d’Italia. Luigi Di Maio lo ha quindi escluso: “Per quanto ci riguarda è una persona che non ci aveva detto di far parte di una loggia massonica e per questa ragione non può stare nel Movimento. Gli abbiamo inibito l'utilizzo del simbolo e quindi per lui è game over". Lui si era difeso dicendo: "Ingiusto farmi rinunciare, voglio andare avanti".