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Elezioni 2018, Di Maio su rimborsi M5S: "Otto parlamentari morosi"

Politica

Il leader pentastellato ha presentato i risultati delle verifiche effettuate al Mef e ha parlato di circa 795mila euro di ammanchi. Ma aggiunge: "Siamo l'unica forza politica che ha tagliato per 23 milioni di euro gli stipendi". LO SPECIALE ELEZIONI - IL TEST ELETTORALE

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Sono otto i parlamentari del Movimento Cinque Stelle coinvolti nel caso dei mancati rimborsi che sta scuotendo la politica a poche settimane dall'election day del 4 marzo. (LO SPECIALE ELEZIONI) Il numero è il risultato degli accertamenti promessi oggi dal leader pentastellato Luigi Di Maio ed effettuati con i dati del Mef. La cifra totale degli ammanchi, riferisce il candidato premier del M5S, ammonta a 795mila euro. "Chi non ha mantenuto le promesse si autoesclude dal M5S", ha detto Di Maio.

I parlamentari coinvolti

“Dalle verifiche che abbiamo fatto - riferisce Di Maio - Ivan Della Valle non avrebbe donato per circa 270mila euro, Girolamo Pisano non avrebbe donato per circa 200mila, Maurizio Buccarella per 137mila euro, Carlo Martelli non dovrebbe aver donato circa 81mila euro, Elisa Bulgarelli non ha donato 43mila euro, Andrea Cecconi per circa 28mila, Silvia Benedetti per circa 23mila, Emanuele Cozzolino per circa 13mila euro". Di Maio ha spiegato che, tra i parlamentari citati, Ivan della Valle "non ci ha dato l'autorizzazione" richiesta per avere accesso agli atti, così come Girolamo Pisano e Carlo Martelli e che quindi il calcolo dell'ammanco deriva da "un incrocio di dati". Maurizio Buccarella invece "ci ha autorizzato" e così Elisa Bulgarelli. Nessuna precisazione per quanto riguarda Andrea Cecconi, Silvia Benedetti ed Emanuele Cozzoliono e nessun riferimento alla situazione della deputata Giulia Sarti.

"Mostrate i vostri bonifici"

Ma, aggiunge il leader pentastellato in un video pubblicato su Facebook, "si apre la settimana dell'orgoglio Cinquestelle. Con questi numeri chiedo a tutti i nostri parlamentari che si sono distinti per le donazioni di andare in giro per l'Italia a esibire i propri bonifici, magari presso le imprese che hanno fatto nascere. Dimostreremo che siamo l'unica forza politica della storia che ha tagliato per 23 milioni di euro gli stipendi dei parlamentari".

Grillo: "Ci sono rimasto male"

Anche Beppe Grillo questa mattina aveva commentato la vicenda dei mancati rimborsi con un post sul suo blog: "In fondo abbiamo donato 23 invece di 24. Ma dovete capire che queste dieci, dodici persone, chi sono non lo so, hanno una malattia che si chiama 'sindrome compulsiva di donazione retroattiva' e io la conosco bene questa sindrome perché colpisce anche molti genovesi. Ci siamo rimasti male, voglio dire, anche io ci sono rimasto male, tanti attivisti ci sono rimasti male, vorrebbero andare sotto casa di questi e far casino, lasciate stare".

Di Maio: "Oggi vi facciamo vedere tutto"

Il candidato premier dei 5 Stelle aveva già annunciato stamattina che avrebbe chiesto "al ministero dell'Economia di pubblicare tutti i dati di quanto restituito dal M5S", e aveva precisato che comunque si tratta "di una piccola percentuale rispetto alla stragrande maggioranza dei parlamentari che ha fatto il proprio dovere, così come gli europarlamentari e i consiglieri regionali". E ancora: "Sul fondo ci sono 23 milioni e 468 mila euro. Questa storia si trasformerà in un boomerang per le forze politiche che in questi anni hanno rubato ai cittadini. Ci saranno diversi Restitution Day in questa campagna elettorale". E sui mancati controlli aveva detto: "Ho sbagliato a fidarmi dell'essere umano, ma c'è tempo per rimediare, queste persone sono state allontanate".

Il caso Bernini

Tra i nomi citati da Di Maio non c'è quello di Massimiliano Bernini, che oggi ha pubblicato le foto degli “storici” relativi ai bonifici versati e ha spiegato che, tra quelli diretti al fondo per il microcredito, “alla data del 02/01/2018, risulta erroneamente come beneficiario il sottoscritto benché l'Iban sia quello corretto”. Sempre allegando le foto, ha detto che “fa fede l’Iban” e non c’è stato “nessun riaccredito”.

Polemica con Renzi e Berlusconi

E oggi non si sono fermate nemmeno le stoccate politiche, con di Maio che ha parlato di "autisti di camorristi che vengono candidati" e ha detto che "da noi chi fa il furbo va fuori, nel Pd lo fanno ministro per i Rapporti con il Parlamento". Renzi, dal canto suo, ha replicato che "gente che non riesce a controllare i propri rimborsi vuole controllare i conti del Paese" Contro Di Maio anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: "Pensare che un ragazzo di 31 anni che non ha mai lavorato possa prendere in mano il governo del Paese è una barzelletta. Per questo sono sceso in campo. Noi vinceremo di sicuro, dipende se potremo avere una maggioranza importante. Anche la sinistra non è più in campo, la sfida è centrodestra e i Cinque stelle".