I dem accusano la responsabile della comunicazione di aver usato fondi europei per la campagna di Di Maio. I 5 Stelle smentiscono. Bufera anche per articolo del Post che elenca presunti plagi di parti del programma elettorale pentastellato da altre fonti
È scontro aperto tra Pd e M5s a poche settimane dall’election day del 4 marzo (LO SPECIALE). I dem attaccano i pentastellati su un doppio fronte: una presunta “rimborsopoli” a Strasburgo e l’accusa di aver copiato parti del programma elettorale da altre fonti, come emerso da un’inchiesta del Post. I 5 Stelle ribattono e smentiscono entrambe le vicende.
Il caso dei rimborsi
Il primo terreno di scontro riguarda un caso di rimborsi europei che, secondo le accuse del Pd, sarebbero stati usati da Cristina Belotti, responsabile della comunicazione del gruppo cinque stelle a Strasburgo, per attività riconducibili alla campagna elettorale di Luigi Di Maio in Italia. La notizia è stata data per prima dal quotidiano La Repubblica che contesta all'addetta stampa una serie di richieste di rimborsi per missioni che non sarebbero legate all'attività europea ma quella del candidato premier. Nell’inchiesta sono stati pubblicati anche alcuni carteggi e documenti da parte di funzionari europei, oltre alle cosiddette "pezze d'appoggio", che proverebbero la ricostruzione dei fatti riportati.
Le critiche Pd e la smentita del M5s
Il caso ha scatenato una serie di attacchi da parte dei dem, in particolare nei confronti del candidato premier del M5s. Ma dai pentastellati è arrivata una secca smentita e anche la funzionaria europea citata dal quotidiano avrebbe negato la versione emersa. I 5 Stelle parlano di "nulla cosmico" e “illazioni false e mistificatorie, nessuna irregolarità”. Ma Repubblica ha confermato di nuovo, punto per punto, la sua inchiesta: "In tre casi documentati - chiarisce il quotidiano - sono state cancellate le richieste di rimborso per un rientro in Italia che non aveva niente a che fare con il suo ruolo istituzionale al Parlamento europeo".
L’accusa del programma elettorale copiato
L’altro caso che ha scatenato le accuse del Pd contro il M5s nasce da un’inchiesta del Post, che ha compiuto un’analisi del programma elettorale del Movimento 5 Stelle scoprendo che “molte sue parti – in alcuni casi intere pagine – sono state copiate da altri documenti di tutt’altra natura, senza alcuna indicazione della loro provenienza. Tra le fonti ricopiate ci sono studi scientifici, articoli di giornale, pagine di Wikipedia, oltre a numerosi dossier e documenti prodotti dal Parlamento, in alcuni casi scritti da esponenti di partiti avversari del M5s”. Tra i casi citati, quello della "parte del programma sullo 'Sviluppo economico' in cui c'è un lungo paragrafo copiato da un'interrogazione parlamentare di un senatore del Partito Democratico”. È lo stesso segretario Pd Matteo Renzi ad intervenire sull’argomento dicendo: “Il programma dei Cinque Stelle è copiato da Wikipedia, come spiega oggi Il Post”.
La replica del M5s
"Evidentemente l'analfabetismo funzionale e logico colpisce proprio tutti. Si capisce bene che le parti che secondo loro sono copiate, e che sono chiaramente riportate, sono le parti analitiche, di analisi dei dati e di studi di enti terzi”, spiega il M5s in una nota. “Certo che le abbiamo prese dai dossier e dagli studi scientifici, anche di esperti con i quali in questi 5 anni abbiamo sempre collaborato. Il M5S studia, approfondisce e attinge da fonti scientifiche terze che riporta nelle versioni complete del programma". Ma, proseguono i 5 Stelle, "le linee guida di intervento politico sono un'altra cosa. La governance va dettata documentandosi e facendo sintesi, se un documento è autorevole e aiuta ad andare in una certa direzione va ripreso. Le proposte del programma sono frutto di elaborazione originale e di studi durati mesi”.