"Non metterò a rischio la salute dei tarantini anche se lo chiedesse il Consiglio regionale", ha detto il governatore della Puglia. Calenda: "Può diventare la migliore acciaieria d’Europa ma è importante è che si sgomberi il campo dai ricorsi e lo si faccia rapidamente"
"Io non ritirerò mai un ricorso mettendo a rischio la salute dei tarantini anche se me lo dovesse chiedere il Consiglio regionale". Si presenta così ai cronisti presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha parlato in vista del Consiglio regionale in programma martedì per decidere il ritiro del ricorso presentato al Tar contro il Dpcm sul Piano ambientale sull'Ilva di Taranto. Prima di lui, il ministro Calenda aveva affermato che "l'Ilva entro il 2020 può diventare l'acciaieria dal punto di vista ambientale migliore d'Europa, quello che è importante è che si sgomberi il campo dai ricorsi e lo si faccia rapidamente, e ragionando sul merito".
Botta e risposta Calenda-Emiliano
ll ministro dello Sviluppo economico era intervenuto su Radio Capital riconoscendo i passi fatti del governatore della Puglia, precisando di non aver "mai fatto guerra a Emiliano" e sottolineando che sia lui sia il sindaco di Taranto hanno sempre avuto porte aperte al Ministero: "L'importante è chiedere cose che si possono fare, stare sul merito delle cose, se si sta sul merito non c'è nessuna preclusione. Siamo istituzioni che si parlano, le questioni personali sono fuori dal tavolo sempre". Non si è fatta però attendere la risposta dello stesso Emiliano: "Io ce l'ho scritto nel programma che l'Ilva deve essere decarbonizzata e resa inoffensiva dal punto di vista della salute delle persone". "Quindi - ha concluso - i consiglieri regionali della Puglia possono legittimamente svolgere tutte le loro attività, ma noi rimarremo fedeli al programma. Ho una delibera importante, quella che approva le linee programmatiche, che è stata approvata dagli stessi consiglieri, alla quale rimarrò fedele sempre fino a che sarò presidente".
Emiliano "L’Ilva è abituata a comandare in Regione"
Le accuse del presidente della Regione non sono state rivolte soltanto a chi chiedeva di ritirare il ricorso: "L'Ilva è abituata a comandare in Regione, non è abituata a subire il regolamento di legalità da parte della Regione. È questa la partita in corso". "Sono abituati - ha continuato Emiliano - a dettare le regole al Comune e alla Regione. Questa è la prima volta in cui la Regione e il Comune, anziché farsi dettare le regole dall'Ilva, pretendono di far rispettare le leggi all'Ilva". "E quindi - ha concluso - tenteranno di portare probabilmente l'offensiva anche dentro il Consiglio regionale. Ma questo non cambia nulla".
Lo scontro tra Calenda ed Emiliano
Non si tratta del primo botta e risposta tra il ministro Calenda e il governatore pugliese. Lo scorso 23 dicembre, infatti, il governatore aveva già rifiutato un primo ultimatum da parte del ministro che gli intimava il ritiro del ricorso presentato al Tar contro il Dpcm sul Piano ambientale sull'Ilva di Taranto. Anche in quell’occasione Michele Emiliano aveva confermato la posizione che era stata oggetto di scontro con in ministro nei giorni precedenti.
L’appello di Gentiloni
Anche il presidente del consiglio Paolo Gentiloni aveva rivolto un appello al presidente Emiliano e al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, chiedendo il ritiro del ricorso al Tar. "Mi rivolgo al presidente Emiliano e al sindaco Melucci facendo appello alla loro responsabilità e alla sensibilità istituzionale che ben conosco. Vi chiedo di ritirare il ricorso al Tar e di non mettere a rischio interventi per la bonifica ambientale e il lavoro che Taranto aspetta da anni", aveva chiesto Gentiloni. "Da parte del Governo c'è piena disponibilità al confronto sulle questioni che avete sollevato - aveva detto il presidente del Consiglio - Conto su di voi, l'Italia e la Puglia hanno bisogno di leale collaborazione”.
Il primo ultimatum di Calenda
Le parole di Gentiloni e la risposta di Emiliano erano arrivate dopo un primo ultimatum da parte del ministro Calenda arrivato lo scorso 20 dicembre. "Se il Comune e la Regione Puglia non ritirano il ricorso al Tar sull'Ilva il tavolo è concluso. Continueremo ad andare avanti con l’investitore, ma se la condizione è costruire un'addenda contrattuale con garanzia dello Stato, non posso fare assumere allo Stato la responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso", aveva aggiunto Calenda, riferendosi al ricorso al Tar di Emiliano e Melucci sul piano ambientale dell’acciaieria di Taranto.