Ius soli, gli "Italiani senza cittadinanza" scrivono a Mattarella

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Una manifestazione a favore dello ius soli (Foto: Archivio Getty images)

"Presidente, non lasciateci soli ancora una volta" la richiesta dell'associazione. Obiettivo è sollecitare l'adozione della legge sulla cittadinanza, provvedimento che sembra essersi arenato  

Appello del movimento "Italiani senza cittadinanza" al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per far sì che lo ius soli non rimanga nel dimenticatoio. Come anticipa Repubblica, ragazzi e ragazze del movimento - che conta un milione di giovani residenti in Italia ma senza cittadinanza, la maggior parte nati nel nostro Paese - torna a sollecitare il via libera della legge sulla cittadinanza che in realtà sembra ormai destinata all'oblio, almeno per questa legislatura. . Specie dopo la mancanza del numero legale al Senato nell'ultima seduta prima della pausa natalizia. 

"Non lasciateci soli"

"Talvolta - si legge nella lettera aperta - le autorità di un Paese democratico sono chiamate dalla storia a promuovere leggi che possono apparire divisive ma che in realtà sono necessarie a potenziare gli anticorpi e a creare argini contro la deriva di forze antidemocratiche e destabilizzanti. Non lasciateci soli ancora una volta".

Il testo della lettera a Mattarella

Questo il testo integrale della lettera indirizzata al capo dello Stato e diffusa da agenzia di stampa: "Egregio presidente della Repubblica, il 27 dicembre ricorrono i settant'anni della promulgazione della Costituzione del nostro Paese. In una giornata così bella e fondamentale per le nostre vite e per la nostra democrazia, è nostro dovere ricordarle come molte e molti di noi abbiano imparato a conoscerla tra i banchi di scuola, imparandone i valori fondamentali di libertà, uguaglianza, pace, rispetto, imparando a diventare di fatto cittadini e non più sudditi, secondo gli auspici di Piero Calamandrei e le opportune circolari ministeriali che spingono i docenti a seminare semi di cittadinanza attiva nei loro allievi e nelle loro allieve".

Quindi, prosegue: "Tutti e tutte noi l'abbiamo letta, riletta e riscoperta in questo anno di mobilitazione a favore della riforma della cittadinanza, ci siamo riconosciuti profondamente nei suoi valori, e in particolare nell'articolo 3, il cui secondo, magnifico comma, concepito dal padre costituente Lelio Basso, recita "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Questo articolo prospetta un orizzonte di riduzione delle diversità e di accesso ai diritti fra le varie componenti della Nazione e di progressivo ampliamento dei diritti e della platea degli aventi diritto come inscritto nell'intelaiatura profonda della Repubblica".

Affossato il ddl

Facendo riferimento quindi alla mancanza del numero legale di sabato scorso in Senato, la lettera aperta di "Italiani senza cittadinanza" sottolinea: "Caro Presidente, concorderà con noi che il 23 dicembre la Repubblica ha fallito nella rimozione di questi ostacoli, mantenendo di fatto una distinzione netta tra cittadini e non, basata su una concezione prettamente elitaria ed economica della cittadinanza. La cittadinanza è qualcosa di piu' di un diritto. La grande filosofa Hannah Arendt l'ha definita 'il diritto ad avere diritti' in quanto solo il riconoscimento della cittadinanza trasforma un individuo in un soggetto giuridico detentore di diritti".

Riforma di cittadinanza

Quindi la richiesta al Capo dello Stato: "Non lasci che questa battaglia, iniziata con le prime mobilitazioni della Rete Nazionale Antirazzista nel 1997, quando molti e molte di noi non erano ancora nati, cada in un nulla di fatto. Anche perchè così non è. Il quadro che consegnerebbe al Paese la rinuncia a discutere in aula la riforma della cittadinanza è ben diverso da quello che si presentava all'inizio della legislatura. In questi mesi, forze oscure che puntano a indebolire le ragioni della convivenza e dello stato di diritto sono cresciute, proprio cavalcando le ragioni del fronte del no alla riforma, riattivando la memoria di parole d'ordine che credevamo dimenticate, legate al fascismo e del colonialismo. Qui, non si parla di una battaglia che punta semplicemente alla conquista di un accesso alla cittadinanza più semplificato. Con la nostra battaglia puntiamo ad ottenere, finalmente, il nostro riconoscimento come categoria sociale finora ignorata e dimenticata; con la nostra battaglia puntiamo ad una politica di ampio respiro, al passo con i tempi e che soprattutto sappia riconoscere i cambiamenti sociali e culturali del proprio Paese. Con la nostra battaglia, inoltre, puntiamo ad ottenere un'applicazione ancora più incisiva della nostra Costituzione Italiana".

La votazione sullo ius soli è stata rinviato al prossimo 9 gennaio ma se - come sembra ormai probabile - il presidente della Repubblica scioglierà le Camere il 28 dicembre, il provvedimento sulla cittadinanza non potrà diventare legge.

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