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Grasso attacca il Pd: "Fiducia è stata violenza, non mi riconosco più"

Politica
Pietro Grasso (Ansa)

Il presidente del Senato spiega i motivi delle dimissioni dal gruppo del Partito democratico a Palazzo Madama: "La fiducia sul Rosatellum è stata una sorta di violenza". Di Maio: "Mattarella dovrà tenere conto di questo gesto". Sostegno da Mdp

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"È stata una scelta molto sofferta". All’indomani della decisione di abbandonare il gruppo del Partito democratico al Senato, Pietro Grasso spiega le sue motivazioni alla stampa: "Ho ritenuto di lasciare il Pd perché non mi riconosco più né nel merito né nel metodo".  

La questione del Rosatellum bis

Le dimissioni dal gruppo erano arrivate nella sera del 26 ottobre. Una nota di palazzo Madama ne aveva dato notizia spiegando che il presidente del Senato sarebbe stato iscritto d'ufficio al Gruppo misto. La decisione era arrivata a poche ore dall'approvazione dell’Aula del Rosatellum bis, dopo che il giorno prima palazzo Madama aveva dato il via libera ai cinque voti di fiducia posti dal governo. "Il fatto che il presidente del Senato veda passare una legge elettorale redatta in altra Camera senza poter discutere, senza poter cambiare nemmeno una virgola è stata una sorta di violenza che ho voluto rappresentare", ha spiegato su questo punto lo stesso Grasso che ha poi precisato di essersi dimesso "dopo e non prima per rispetto delle istituzioni". 

Di Maio: "Mattarella tenga conto del gesto di Grasso"

Le reazioni politiche, dopo la presa di posizione di Grasso, sono state diverse. Luigi Di Maio oggi ha scritto sul blog di Beppe Grillo che "il presidente del Senato Grasso è uscito dal Pd perché con la vergognosa approvazione del Rosatellum sono state messe in imbarazzo le istituzioni. Nel Pd sono rimasti solo Renzi, i Renzi boys e Verdini. Il Pd insomma è quello dove il condannato Verdini si sente a suo agio e quello da cui il procuratore nazionale antimafia esce". Per il candidato premier di M5s ora "Mattarella dovrà tenere conto del gesto della seconda carica dello Stato al momento della firma di questa legge incostituzionale". 

Le reazioni politiche e il sostegno di Mdp

Ma le reazioni erano arrivate anche dallo stesso Pd, con il capogruppo dem, Luigi Zanda, che aveva precisato: "Per quanto mi ha detto si è dimesso dal gruppo principalmente perché non condivide la linea politica del partito e, in particolare, le decisioni sulla legge elettorale". Mentre da Mdp è stato espresso sostegno: "Rispetto profondamente la decisione di lasciare il gruppo, dopo le ultime gravissime scelte compiute. La politica ha bisogno oggi più che mai di buoni esempi", ha detto Michele Speranza.