Il 31/5 i cittadini andranno alle urne per rinnovare un terzo dei consigli regionali. Pd alle prese con le polemiche in Liguria e Campania, per il centrodestra l'incognita Veneto. Al voto anche Marche, Puglia, Toscana, Umbria
Solo 2 mesi, e circa 17 milioni di italiani verranno chiamati alle urne. Il 31 maggio si voterà in oltre 1000 comuni (di cui 18 capoluoghi di provincia) e in 7 regioni. Elezioni amministrative che, saranno un indicatore importante, una verifica a livello “nazionale” per il governo, per i singoli partiti, una cartina tornasole per future possibili alleanze. 7 le regioni interessate al voto: Puglia, Campania, Toscana, Marche, Umbria, Veneto e Liguria.
Candidature già ufficiali per i 5 stelle e per il partito democratico. Selezionati come sempre sul web, i candidati M5S si preparano ad affrontare una battaglia non semplice, nonostante i sondaggi sembrano essere assolutamente confortanti. Qualcuno ha sperato nella candidatura di nomi forti, Di Maio in Campania su tutti, ma la linea fondante del movimento ha prevalso, ed è stata la rete a scegliere.
Pd, in Campania e Liguria i nodi più vistosi da sciogliere - Per il Pd, situazione spinosa in Campania. Il candidato, Vincenzo De Luca, ha vinto le primarie e sfiderà il governatore uscente del centrodestra Caldoro. De Luca ha una condanna in primo grado a suo carico per abuso di ufficio e la sua candidatura ha suscitato numerose polemiche dentro e fuori al partito. Secondo la legge Severino, infatti, gli amministratori condannati in primo grado non possono ricoprire cariche pubbliche e quindi, nel caso venisse eletto, l'ex sindaco verrebbe sospeso (anche se l'interpretazione della norma è stata contestata).
Situazione non facile anche in Liguria, dopo lo strappo consumatosi con la sconfitta tra le polemiche di Cofferati alle primarie, il candidato governatore Raffaella Paita si trova a fronteggiare i problemi di una regione in forte difficoltà, che prova a rimettersi in piedi dopo il recente scandalo delle “spese pazze” e dopo le numerose polemiche sulla gestione Burlando, relativamente all’alluvione di Genova.
Il centrodestra e l'incognita Lega - Problemi diversi per la Lega nord. Il partito di Salvini gioca in Veneto la sua partita più dura. Dopo l’espulsione di Tosi e l’annuncio della sua candidatura contro il governatore leghista Zaia nulla sembra essere scontato. Come una possibile alleanza con Forza Italia, più volte evocata ma ancora in forse, utile, se non necessaria, a rilanciare il centrodestra e a renderlo competitivo nei confronti del Partito democratico. Non solo in regione, la visione si amplia e si pensa all’ Italia. Forza Italia, appunto, presa da beghe interne e possibili scissioni.
In Puglia per esempio, dove Raffaele Fitto potrebbe candidarsi con una lista autonoma, andandosi a scontrare con Francesco Schittulli, il candidato ufficiale del partito di Silvio Berlusconi. Situazione complicata, difficile da sanare. Partiti alle prese con patti e alleanze nuove, che potrebbero modificare gli equilibri soprattutto a livello nazionale.
Singolare la storia della regione Marche, dove Ncd e Udc sono pronti a correre con Forza Italia e a candidare il due volte presidente Spacca, che fino a ieri ha fatto parte del Partito democratico. A contrastarlo Luca Ceriscioli, vincitore delle primarie del centrosinistra.
In Umbria invece, nota roccaforte della sinistra, è il centrodestra che potrebbe sorprendere: ricordiamo il risultato di Perugia, strappata al centrosinistra dal sindaco Andrea Romizi giovane esponente di Forza Italia.
Tutti divisi in Toscana, con trattative ancora in corso tra Forza Italia e Ncd, con l’attuale governatore Enrico Rossi, che ripropone la sua candidatura e che, secondo i sondaggi, si avvia verso una solida conferma.
A Venezia i democratici puntano su Casson - A sé il caso di Venezia, il principale tra i comuni al voto. Sarà l’ex magistrato Felice Casson, civatiano e già candidato negli anni scorsi per guidare l’amministrazione veneziana a correre per il centrosinistra. Casson ha vinto le primarie battendo gli altri candidati in una competizione influenzata dallo scandalo del Mose e dalle dimissioni di Giorgio Orsoni.
Ancora tutto da decidere nel centrodestra, dove si cerca una candidatura unitaria.
Due mesi ancora, per affinare strategie e tessere alleanze, scontrandosi oltretutto con uno dei problemi principali nel nostro sistema politico, l’aumento dell’astensione. Il lungo ponte del 2 giugno non aiuterà certo, partiti e candidati dovranno fare i conti con 4 giorni di vacanza, che, inevitabilmente, potrebbero allontanare ancora di più gli italiani dalla urne.
Candidature già ufficiali per i 5 stelle e per il partito democratico. Selezionati come sempre sul web, i candidati M5S si preparano ad affrontare una battaglia non semplice, nonostante i sondaggi sembrano essere assolutamente confortanti. Qualcuno ha sperato nella candidatura di nomi forti, Di Maio in Campania su tutti, ma la linea fondante del movimento ha prevalso, ed è stata la rete a scegliere.
Pd, in Campania e Liguria i nodi più vistosi da sciogliere - Per il Pd, situazione spinosa in Campania. Il candidato, Vincenzo De Luca, ha vinto le primarie e sfiderà il governatore uscente del centrodestra Caldoro. De Luca ha una condanna in primo grado a suo carico per abuso di ufficio e la sua candidatura ha suscitato numerose polemiche dentro e fuori al partito. Secondo la legge Severino, infatti, gli amministratori condannati in primo grado non possono ricoprire cariche pubbliche e quindi, nel caso venisse eletto, l'ex sindaco verrebbe sospeso (anche se l'interpretazione della norma è stata contestata).
Situazione non facile anche in Liguria, dopo lo strappo consumatosi con la sconfitta tra le polemiche di Cofferati alle primarie, il candidato governatore Raffaella Paita si trova a fronteggiare i problemi di una regione in forte difficoltà, che prova a rimettersi in piedi dopo il recente scandalo delle “spese pazze” e dopo le numerose polemiche sulla gestione Burlando, relativamente all’alluvione di Genova.
Il centrodestra e l'incognita Lega - Problemi diversi per la Lega nord. Il partito di Salvini gioca in Veneto la sua partita più dura. Dopo l’espulsione di Tosi e l’annuncio della sua candidatura contro il governatore leghista Zaia nulla sembra essere scontato. Come una possibile alleanza con Forza Italia, più volte evocata ma ancora in forse, utile, se non necessaria, a rilanciare il centrodestra e a renderlo competitivo nei confronti del Partito democratico. Non solo in regione, la visione si amplia e si pensa all’ Italia. Forza Italia, appunto, presa da beghe interne e possibili scissioni.
In Puglia per esempio, dove Raffaele Fitto potrebbe candidarsi con una lista autonoma, andandosi a scontrare con Francesco Schittulli, il candidato ufficiale del partito di Silvio Berlusconi. Situazione complicata, difficile da sanare. Partiti alle prese con patti e alleanze nuove, che potrebbero modificare gli equilibri soprattutto a livello nazionale.
Singolare la storia della regione Marche, dove Ncd e Udc sono pronti a correre con Forza Italia e a candidare il due volte presidente Spacca, che fino a ieri ha fatto parte del Partito democratico. A contrastarlo Luca Ceriscioli, vincitore delle primarie del centrosinistra.
In Umbria invece, nota roccaforte della sinistra, è il centrodestra che potrebbe sorprendere: ricordiamo il risultato di Perugia, strappata al centrosinistra dal sindaco Andrea Romizi giovane esponente di Forza Italia.
Tutti divisi in Toscana, con trattative ancora in corso tra Forza Italia e Ncd, con l’attuale governatore Enrico Rossi, che ripropone la sua candidatura e che, secondo i sondaggi, si avvia verso una solida conferma.
A Venezia i democratici puntano su Casson - A sé il caso di Venezia, il principale tra i comuni al voto. Sarà l’ex magistrato Felice Casson, civatiano e già candidato negli anni scorsi per guidare l’amministrazione veneziana a correre per il centrosinistra. Casson ha vinto le primarie battendo gli altri candidati in una competizione influenzata dallo scandalo del Mose e dalle dimissioni di Giorgio Orsoni.
Ancora tutto da decidere nel centrodestra, dove si cerca una candidatura unitaria.
Due mesi ancora, per affinare strategie e tessere alleanze, scontrandosi oltretutto con uno dei problemi principali nel nostro sistema politico, l’aumento dell’astensione. Il lungo ponte del 2 giugno non aiuterà certo, partiti e candidati dovranno fare i conti con 4 giorni di vacanza, che, inevitabilmente, potrebbero allontanare ancora di più gli italiani dalla urne.