Boldrini, Finocchiaro, Pinotti, Severino sono i nomi femminili al momento più “quotati” per la successione a Napolitano. Da Ottavia Penna a Emma Bonino, passando per Iotti e Iervolino, una breve storia dei tentativi (falliti) di una donna al Quirinale
Una nobildonna al Quirinale? - La prima candidata al Quirinale arriva da destra. È il 28 giugno 1946. La guerra è finita, l’Italia è appena diventata una Repubblica: si deve scegliere il capo provvisorio dello Stato. Guglielmo Giannini, un intrepido giornalista a capo del Fronte dell’Uomo qualunque (che è anche un controverso e vitalissimo quotidiano) propone l’unica deputata del suo partito. Si chiama Ottavia Penna, è una nobildonna di 37 anni, fa parte della commissione ristretta della Costituente ed è nata in provincia di Catania, a Caltagirone, la stessa città del fondatore del Partito popolare italiano, don Luigi Sturzo.
“È colta e intelligente”, la presenta il suo sponsor in un editoriale del quotidiano. Prima di spiegare, però, che si tratta solo di una provocazione: la sua candidatura, dice, è la “condanna di un mondo politico incancrenito”. Insomma, va presa per quel che è. E infatti raccoglie solo una trentina di voti.
E Pertini disse: "C'è poco da ridere" - Devono passare sei presidenti (e trentadue anni) prima che un’altra donna prenda un voto per il Colle. 29 giugno 1978, primo scrutinio che porterà all’elezione di Sandro Pertini. In aula, a presiedere, c’è proprio il politico socialista. Durante lo spoglio scandisce il nome della dc Ines Boffardi tra i sorrisi e le battute sarcastiche di diversi colleghi. "C’è poco da ridere", li zittisce. "Anche una donna può diventare presidente, lo sapete?". Sembra di no.
Qualche segnale di incoraggiamento si inizia infatti a intravedere solo quindici anni dopo, nel maggio 1992. Nilde Iotti, prima donna a presiedere Montecitorio (per 13 anni, dal 1979 al 1992) e prima donna a ricevere un mandato esplorativo per la formazione del governo (1987), è la candidata della sinistra. Nelle prime quattro chiame, cresce fino a superare quota 250. Poi più nulla: scende fino a eclissarsi alla nona votazione (3 voti).
Sembra l’inizio di un percorso e di un traguardo piuttosto vicino. E invece no. La sua sarà la candidatura che si avvicina maggiormente alla vittoria.
Emma Bonino, "l'uomo giusto al Quirinale" -Sette anni dopo, nella votazione che porterà Ciampi dai corazzieri, i nomi rosa non superano i venti voti e provengono tutti da “franchi tiratori”. Rosa Russo Jervolino, la prima donna a dirigere il Viminale, raccoglie 16 preferenze: non fa breccia a sinistra e neppure a destra (“anche l’orecchio vuole la sua parte”, la stroncherà Berlusconi due anni dopo, nel 2001, durante la campagna elettorale che la porterà alla guida a di Napoli).
Un voto in meno, in quell’occasione, riceve Emma Bonino. La campagna dei radicali portata provocatoriamente avanti con lo slogan “l’uomo giusto al Quirinale”, dà i suoi frutti, ma non in Aula. Alle europee di quell'anno (è il 1999), la lista Bonino-Pannella tocca il suo record, con l’8,5% dei voti e sette seggi.
La figlia di Umberto e la moglie di D'Alema - Le cose non vanno meglio nel 2006: Franca Rame prende 24 voti, 3 schede vanno alla figlia dell’ultimo re, Maria Gabriella di Savoia, e sempre tre vanno a Linda Giuva. Più che candidature, sono sberleffi e provocazioni. In particolare, nel caso di Giuva: è la moglie di D’Alema, candidato "bruciato" in quell’elezione.
Neppure il Napolitano-bis, nel 2013, porta scossoni. Molte le potenziali candidate, pochi i nomi rosa scanditi in Aula: su tutti Annamaria Cancellieri (78 voti nella quarta votazione), di nuovo Emma Bonino (13 voti al primo scrutino), ma spuntano anche Anna Finocchiaro (7 voti alla prima chiama) e Paola Severino (5 voti alla seconda). Questi ultimi, di nuovo pronti a essere spesi per la prossima elezione.
Chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica? Diteci la vostra sui #GiorniDelColle votando qui: http://t.co/MVtH2sTN8y
— Sky TG24 (@SkyTG24) 26 Gennaio 2015