Lavoro, sì a tutele crescenti. Camusso: art.18 scalpo per Ue

Politica

Jobs Act, disegno di legge delega sulla riforma dell'occupazione, all'esame del Senato. "Per i neoassunti non ci sarà il reintegro," dice Maurizio Sacconi. Sindacati: "Pronti allo sciopero"

La strada per il superamento dello Statuto dei lavoratori è aperta, ma il nodo su cui da sempre è catalizzato il dibattito politico, quello dell'articolo 18, non è ancora sciolto. Il Governo ha depositato in Commissione al Senato un emendamento alla legge delega sul lavoro - il cosiddetto Jobs Act, che prevede, "per le nuove assunzioni, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio". Il testo (LA SCHEDA) prevede inoltre il superamento del articolo 18 così come è inteso oggi. Una svolta che ha fatto salire sugli scudi le sigle sindacali.

Camusso: "Scalpo per i falchi della UE - Una forte critica arriva del segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale, l'articolo 18 rappresenta uno scalpo per i falchi dell'Unione europea. E propone a Cisl e Uil di organizzare una mobilitiazione immediata. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Maurizio Landini, secondo cui "non si può usare il contratto a tutele crescenti per cancellare l'art. 18, altrimenti si tratta di una presa in giro" e non esclude il ricorso allo sciopero. Per il resto il segretario generale della Fiom si dice "favorevole" alla proposta di contratto a tutele crescenti, inserite nel Jobs act, purche' si cancellino le altre forme di precarietà, inutili e assurde. Anche Luigi Angeletti della Uil, ha detto che nel caso in cui si arrivi a cancellare l'articolo 18, il suo sindacato valuterà tutte le opzioni, "dallo sciopero al referendum abrogativo".

Tutele crescenti - Il testo prevede che il lavoratore che conquisterà un contratto a tempo indeterminato, sia giovane sia riassunto dopo una precedente occupazione, non avrà da subito diritto alle stesse tutele garantite dagli attuali contratti stabili, ma le otterrà gradualmente. I termini della gradualità saranno indicati nei decreti delegati che arriveranno da parte dell'esecutivo entro sei mesi dal via libera del Parlamento alla delega, atteso per fine anno.

Sacconi: modificati articoli 4, 13 e 18 - "La nuova formulazione prevede un testo unico semplificato sulla disciplina complessiva dei rapporti di lavoro, sostitutivo dello Statuto dei lavoratori con particolare riguardo ai tanto discussi articoli 4 ("così ad esempio si consente il telelavoro"), 13 ("che rende rigide le mansioni, mentre invece è possibile gestirle flessibilmente") e 18".

Superamento dell'art.18 - In questo modo si elimina il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa per tutti i nuovi assunti, almeno all'inizio del rapporto di lavoro, e si sostituisce con un indennizzo crescente con il crescere dell'anzianità aziendale. "La mediazione politica è che per i nuovi assunti non ci sarà più l'articolo 18" chiarisce Sacconi. 
In realtà la riforma Fornero del 2012 ha già spuntato l'arma del reintegro rendendolo obbligatorio solo nei casi di licenziamenti discriminatori; in caso di licenziamento economico è previsto un indennizzo salvo che sia dimostrata la "manifesta insussistenza del fatto", ovvero sia camuffato con ragioni economiche un licenziamento di altra natura.

Giovedì il voto - L'emendamento sarà votato giovedì, dopo il parere della commissione Bilancio, l'approdo in aula è previsto il 23 settembre per il via libera ai primi di ottobre.

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