Tagli delle province, stop al dl in Senato: non sarà legge

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Il decreto di riordino non verrà convertito. Lo ha deciso la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama: "Troppi emendamenti". Patroni Griffi: "Il governo ha fatto quello che poteva. Abbiamo preso atto della situazione"

6Stop in Senato al decreto di riordino delle province: non sarà convertito in legge. E' quanto è emerso dalla seduta della sera di lunedì 10 dicembre della commissione Affari costituzionali che è stata preceduta da una riunione ristretta con il presidente di commissione Carlo Vizzini, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e il sottosegretario Antonio Malaschini.
La Commissione e il governo hanno preso atto dell'alto numero di emendamenti e subemendamenti presentati al dl e hanno deciso di interrompere l'iter a causa dell'impossibilità di approdare in aula nel pomeriggio di martedì 11 dicembre, come previsto dal calendario.

"Il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti - ha sostenuto Vizzini - è stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine".
Mentre il ministro Patroni Griffi ha osservato: "Il governo ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione".
A questo punto servirà probabilmente una norma che coordini le disposizioni sulle province già previste dal decreto Salva-Italia e dalla spending review. Forse anche nel ddl stabilità? Patroni Griffi non si sbilancia: "Probabilmente ci sarà qualche intervento del governo ma ora non so rispondere".
Per il senatore dell'Idv, Pancho Pardi, il dl non si può convertire soprattutto "per l'enorme quantità di emendamenti presentati dal centrodestra" ma il capogruppo del Pdl in commissione, Gabriele Boscetto, replica: "C'erano tutta una serie di situazioni che andavano messe a posto e i nostri emendamenti tendevano a metterle a posto, non erano gratuiti".

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