Patroni Griffi: "Un cronoprogramma per le riforme da fare"

Politica

Il ministro della Funzione pubblica risponde alle critiche dei partiti sugli annunci del governo: "Abbiamo fatto molte regole di sistema il cui dettaglio non poteva essere contenuto nella norma primaria, inevitabile un ingolfamento"

Un "cronoprogramma" per mettere "nero su bianco gli adempimenti, quelli già fatti e quelli da fare, tutti con le scadenze richieste alle singole amministrazioni".
E' quanto farà il governo per andare avanti sulla strada delle riforme da "lasciare in eredità a chi verrà dopo".
A spiegarlo in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, che insieme al collega Giarda (ministro dei Rapporti col Parlamento) e al sottosegretario Catricalà fa parte della task-force per l'attuazione delle riforme.

"Il governo Monti ha fatto riforme strutturali e ordinamentali, alcune mai realizzate prima - spiega - come le liberalizzazioni notarili e forensi, sia pure non integrali, molte semplificazioni, toccando settori che non erano stati toccati, e poi pensioni e lavoro, le circoscrizioni giudiziarie, le Province".
"Abbiamo fatto molte regole di sistema il cui dettaglio tecnico non poteva essere contenuto nella norma primaria - continua - è inevitabile che ci sia un ingolfamento da regolamenti. Per evitare che si trasformi in paralisi totale, l'unica è mettersi a tavolino, vedere punto per punto e darsi una data". Per arrivare a un "punto reale" della situazione "già a dicembre".

E sulla spending review: "Che possa essere irreversibile il cambiamento in questo poco tempo, non lo so. Io mi accontenterei di poterlo avviare in maniera corretta. Da questo punto di vista la definizione degli organici del pubblico impiego è una cosa importante che sarà, questa sì, irreversibile".
Per Patroni Griffi "il problema della spending è questo: non servono provvedimenti particolari" ma "c'è bisogno che per ogni amministrazione, ogni anno, faccia una revisione delle politiche di spesa. Insomma bisogna che quello che ha fatto il commissario Bondi come una cosa d'impatto, venga ripetuto ora dalle singole amministrazioni, guidate dal governo, in maniera ordinaria".
E sulla 'timidezza' della crescita contestata da molti, il ministro risponde: "Non ci può essere politica di sviluppo senza una certezza di stabilità dei conti. Negli ultimi anni in Italia purtroppo non ci sono stati né certezza e stabilità dei conti né sviluppo. Oggi sarebbe velleitario e anche un po' ipocrita pretendere che, per giunta in un contesto di recessione, improvvisamente si avviasse in pochi mesi una miracolosa crescita".
Fodamentale, in conclusione, l'approvazione del ddl anticorruzione: "La corruzione intacca il principio di uguaglianza perché altera le regole del gioco e mira le pari opportunità di ogni cittadino. Spero che vada avanti a tutti i costi, anche con la fiducia, perché è una delle mission fondamentali del governo ma credo che sia una delle mission del sistema-Paese".

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