Finanziamento ai partiti, Bersani: "Fare subito la legge"

Politica

"Bisogna fare una legge perchè le forze politiche abbiano bilanci certificati e controllati" spiega il segretario del Pd. E il presidente della Corte dei Conti propone di sottoporre le spese dei partiti alla magistratura contabile

Lo scandalo che ha travolto la Lega Nord e, prima ancora, le inchieste che hanno portato alla luce la gestione poco trasparente dei bilanci della Margherita, hanno accelerato il dibattito pubblico sulla questione del finanziamento ai partiti. E così, dopo l'intervento del ministro Paola Severino che si dice pronta a fornire "il proprio contributo tecnico, non appena il Parlamento e i presidenti di Camera e Senato lo richiederanno" arrivano gli interventi di Bersani, che chiede di approvare quanto prima un testo di legge, e il parere del presidente della Corte dei Conti.

"Facciamo un progetto di legge con quattro articoli, che abbia una corsia ultrapreferenziale. Non escludo che ci si possa avvalere di uno strumento straordinario come il decreto. In pochi mesi dobbiamo arrivare a una soluzione" afferma Pier Luigi Bersani in un'intervista al Corriere della Sera. "Dobbiamo riuscire ad affermare una democrazia moderna in cui i partiti non rispondano solo ai loro elettori e iscritti", dice Bersani. Per farlo "dobbiamo riuscire a varare una legge seria perché le forze politiche abbiano bilanci certificati e controllati, codici etici, meccanismi trasparenti di partecipazione alla vita interna, regole per le candidature. In questo senso - aggiunge - vanno previste anche delle sanzioni, come l'esclusione dai finanziamenti ed eventualmente anche il divieto di presentazione liste". Per il leader del Pd arrivare a una legge nei prossimi mesi è fattibile. "Un minimo comune denominatore tra i partiti per fare una legge sui finanziamenti c'è e ci può essere. Si può lavorare su questo nelle prossime settimane". Bersani sottolinea l'importanza dei finanziamenti. Per somigliare alle democrazie europee, dichiara, dobbiamo prevedere che la politica sia sostenuta, in modo da "evitare oligarchie, plutocrazie e dominio".

Da Repubblica invece arriva la proposta di Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, di far controllare alla magistratura contabile i bilanci dei partiti. "L'idea è senza dubbio positiva - spiega l'alto magistrato - dal momento si inquadra nell'attuale disegno costituzionale che definisce la Corte dei conti come organo ausiliario del Parlamento e del governo. Il controllo sui bilanci dei partiti attuerebbe questa funzione ausiliaria in favore del Parlamento da parte di una magistratura neutrale e indipendente." Un controllo che non intaccherebbe l'autonomia dei partiti, assicura Giampaolino: "Il nostro controllo non potrà che essere di tipo contabile e volto ad assicurare la corretta gestione delle risorse, senza mai impingere in valutazioni di merito sulle scelte discrezionali che spettano solo ai partiti".

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