Pdl, una strategia digitale per recuperare consensi

Politica
Il nuovo portale web del Pdl, che adesso punta su Internet.
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Oltre al nuovo portale, al via anche un'accademia per formare gli eletti all'uso della rete. Ma la nuova strategia del partito non convince del tutto ricercatori, blogger e simpatizzanti di destra: c'è poco spazio per la community

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di Raffaele Mastrolonardo

Più che un sito un tassello di una strategia digitale per portare il partito fuori dalle secche. Con un occhio alle elezioni amministrative di primavera. In piena crisi di identità e consensi, bersagliato pure dal fuoco amico, il Pdl per uscire dall'angolo ha scelto anche la strada del web. Il 26 gennaio il lancio del nuovo portale; contestualmente le dichiarazioni del segretario del partito Angelino Alfano sull'agenda digitale come perno della proposta del partito e, infine, l'annuncio del varo di un'accademia politica per la rete. Insomma, il maggior partito del centrodestra italiano prova a lasciarsi alle spalle i tempi di Google pronunciato Gògol e a spiccare un salto in avanti su un terreno che lo stesso Silvio Berlusconi ha recentemente definito il “futuro”. Il problema - a detta di esperti e di simpatizzanti interpellati da Sky.it - è capire dove atterrerà esattamente, se nel web dei social network o nella rete 1.0. E, soprattutto, se l'innovazione sbandierata in queste settimane dai vertici del partito convincerà le voci che da tempo chiedono un rinnovamento che passi anche da nuove forme di comunicazione e partecipazione online. 

A metà del guado.
Al centro della nuova strategia (di cui si era già scritto in parte alla fine dello scorso anno) c'è ovviamente il neonato portale del Pdl. In gestazione per mesi, è stato infine presentato come una “nuova discesa in campo”. Forse anche per le aspettative suscitate dallo slogan, le prime reazioni sono di segno misto. Lodi per la grafica e lo sforzo di ordinare la presenza online del Pdl, critiche per la scarsa attenzione alla partecipazione degli utenti. “Mi pare che siamo in una logica che non è più 1.0 ma non è ancora 2.0”, commenta Lorenzo Mosca, ricercatore all'Università Roma tre e coordinatore di un gruppo di ricerca su politica nuovi media presso l'Istituto Cattaneo di Bologna. “C'è spazio per il feedback individuale (i sondaggi, per esempio) ma poco per la community. E' una buona sintesi della galassia online del Pdl ma è un'operazione che si poteva fare anche 10 anni fa. Forse l'idea stessa di portale è un po' datata rispetto alle esigenze degli utenti della rete interessati alla politica”. Insomma, troppa comunicazione dall'alto? Secondo coloro che da tempo domandano un cambio di passo, il rischio c'è.
“La grafica è bella e c'è una maggiore propensione verso i social network, i blog e Twitter”, afferma Andrea Di Sorte, giovane assessore del Pdl nel Comune di Bolsena e promotore su Twitter del movimento dei “formattatori”. "Quello che manca ancora è uno strumento per rispondere alle domande e alle richieste degli utenti che sarebbe fondamentale in vista della elezioni amministrative di questa primavera”.

Tv, web e identità politica - Ma al di là della singole funzionalità è la compatibilità tra il Dna televisivo del partito e il web a suscitare i maggiori dubbi negli osservatori sulla recente offensiva online del Popolo della libertà. I due media seguono logiche diverse e le stesse scelte comunicative e simboliche per la presentazione del portale tradiscono, secondo alcuni, un'incomprensione di fondo del mezzo. “Mi sembra curioso che abbiano usato come testimonial del nuovo sito Berlusconi”, commenta Giovanni Boccia Artieri, docente di sociologia dei nuovi media presso l'Università di Urbino. “Berlusconi è il rappresentante dell'era televisiva e sembra un po' estraneo al mondo online. Senza contare che la sua presenza così in risalto rischia di oscurare quella di Alfano e spinge a chiedersi: ma al comando chi c'è?”. Il ricorso all'ex presidente del Consiglio come testimonial rischia così di gettare un'ombra sull'autenticità del cambiamento, almeno agli occhi di chi chiede da tempo al partito di rinnovarsi. “Il portale non è malvagio, anche se ci voleva poco. Tuttavia il fatto che lo abbia inaugurato Berlusconi è significativo”, afferma Diego Destro, curatore di Daw Blog, blog di riferimento di tanti simpatizzanti del centrodestra e del Pdl. “Speravo in una svolta: è chiaro che Internet lui non la usa”. Più in generale, secondo Destro, che da tempo spinge per “rottamare” l'attuale dirigenza, il restyling arriva fuori tempo massimo (“un nuovo sito andava fatto cinque anni fa”) e non modifica la richiesta di cambiamento: “I sondaggi stanno già rottamando il Pdl”.

A scuola di Internet - Al di là delle critiche (e forse anche per quelle) è indubbio che la distanza tra il partito e le nuove tecnologie è ora un problema sentito anche dai vertici. Tanto che un tentativo di modificare la cultura del Pdl su questo punto è in corso, sia sul piano simbolico che pratico. Poco più di un mese fa Alfano si è presentato a Ballarò in compagnia di un iPad, una mossa comunicativa che non è sfuggita agli osservatori, anche a quelli di destra. Il 26 gennaio, in occasione della presentazione del portale, lo stesso segretario ha annunciato l'imminente lancio di un'accademia digitale dedicata ai membri del partito, una sorta di Frattocchie 2.0 di stampo conservatore.
Coordinata da Antonio Palmieri, la scuola sarà rivolta prevalentemente ai parlamentari e ai consiglieri regionali e seguirà due binari. “Da una parte – spiega lo stesso Palmieri – insegneremo loro come usare gli strumenti del web per comunicare. Dall'altra, racconteremo come funziona la rete per diffondere la cultura digitale e fare in modo che eventuali proposte di legge in materia siano di migliore qualità”. Basterà per rendere il partito più familiare con il web? Palmieri ne sembra convinto: “sarà una formazione permanente, un'iniziativa unica in Europa”. Quanto ai rottamatori e ai formattatori, almeno su questo i pareri differiscono: “Mi sembra giusto che il partito provi a dare un indirizzo in questo campo: troppo spesso in rete circolano contenuti prodotti da esponenti del Pdl e per i quali il partito diventa oggetto di critiche. Dunque, ben venga l'accademia se migliorerà la cultura del partito”, afferma Di Sorte, che è anche coordinatore dei Club della Libertà. Più scettico Destro, che non vede alternative al ricambio generazionale: “Il vero antitidoto alla crisi è anagrafico: pian piano cambieranno i dirigenti e di formazione su questi temi non ci sarà bisogno”. Nell'attesa, però, un po' di scuola non farà certo male.

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