Passa la manovra, ma la maggioranza perde pezzi

Politica
Il presidente del Consiglio Mario Monti

Il governo alla Camera incassa il Sì al decreto, ma l'Idv vota contro e 150 deputati, 70 solo del Pdl, preferiscono dissertare l'aula piuttosto che votare. Berlusconi: "Non si può escludere niente. Temo incidenti di percorso". La rassegna stampa

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402 Sì contro 75 No. Il governo Monti ottenuta la manovra, riesce a far passare la manovra,  ma sua maggioranza inizia ad assottigliarsi. I deputati che hanno preferito disertare l'Aula piuttosto che partecipare al voto sono stati130, di cui oltre la metà del Pdl. Non si sono presentati alla Camera per votare la manovra 10 deputati di Fli, uno dell'Idv, 8 della Lega, 22 del gruppo misto, 7 del Pd (di cui uno in missione), 70 del Pdl (4 in missione), 10 di Popolo e territorio e due dell'Udc (1 in missione). Un fuggi fuggi soprattutto dal partito di Berlusconi, tanto che su molti quotidiani in edicola si ipotizza una fine anticipata del governo tecnico.

E così, come racconta La Repubblica, ai suoi fedelissimi Silvio Berlusconi spiega che "un grande partito è sempre in campagna elettorale" e che "non si può escludere niente". Secondo il retroscena firmato da Alberto D'Argenio e Goffredo De Marchis, l'ex premier ai suoi avrebbe confidato: "Temo un incidente di percorso". A preoccupare il Cavaliere sono anche le tante defezioni dalle file del suo partito. Ultima in ordine di tempo è stata Stefania Craxi. Un addio che pare aver lasciato l'amaro in bocca all'ex premier: "Non capisco, conoscevo suo padre" dice al capannello dei deputati che lo circondano in Aula. "Le elezioni amministrative sono dietro l'angolo - spiega il quotidiano romano - e un Pdl in caduta libera alle urne farebbe scattare il liberi tutti". E così per ora Berlusconi non morde il freno con i suoi, e lascia che chi vuole voti contro il governo Monti.

A preoccupare Berlusconi, a quanto racconta il Corriere della Sera, sarebbe l'erosione di voti a favore della Lega Nord. "I sondaggi continuano a dire che la luna di miele degli italiani con il governo è già finita - avrebbe detto il Cavaliere ai suoi - La popolarità di questo esecutivo è già in calo." "La diminuzione dei consensi, scrive il quotidiano milanese, potrebbe aggravarsi se si fosse costretti a un'altra manovra, magari in primavera." A infastidire buona parte dei partiti, in un retroscena firmato da Francesco Verderami, sarebbe stato soprattutto la norma proposta dal governo, e poi tolta, di tagliare i vitalizi dei parlamentari. Uno sgarbo, fatto senza che il Quirinale intervenisse, che a molti deputati ha fatto venire il sospetto che il governo tentasse di cavalcare il diffuso sentimento dell'antipolitica. "Si è trattato di una stupidaggine" avrebbe detto il sottosegretario alla presidenza Catricalà", ma i malumori hanno unito Pd e Pdl, allontanando creando una spaccatura da parlamento ed esecutivo.

Sembra più ottimista Massimo D'Alema, le cui opinioni vengono raccontate da Federico Geremicca su La Stampa. Noi non pensiamo affatto al voto in primavera, perché noi siamo gente seria - spiega l'ex segretario dei Ds - quel che c'è da fare ora è risollevare il Paese, non portarlo al voto. E credo che neanche Berlusconi, alla fine, manderà il governo a gambe all'aria. Ci farebbe tre favori in uno: spingerebbe definitivamente il Terzo polo verso un'alleanza con noi, consegnerebbe al Pd la figura e l'esperienza di Mario Monti e infine ci farebbe vincere le elezioni. Temo che si tratti di regali che non ci farà".

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